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“Per noi l’austerità è il mezzo per contrastare (…) quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato”. Cara Greta Thunberg, nel 1977 c’era un signore, di nome Berlinguer, che potrebbe essere il tuo bisnonno, il quale diceva queste cose a un convegno di intellettuali. Come vedi, è molto tempo fa. Quando i politici pensavano al futuro del mondo e quando chiedevano consiglio agli intellettuali. Quando c’erano ancora gli intellettuali. Che quella mancata scelta abbia dato inizio la fine della sinistra è cosa che a te, credo, importi poco.

Cara Greta Thunberg…

In quel periodo la maggior parte delle persone era ossessionata dalla mancanza di petrolio, ma qualcuno molto saggio vedeva questo come un’occasione per svoltare, in positivo. Non funzionò. Di rado ci si attrezza per evitare il peggio; è una cosa che si fa quando il peggio è già arrivato. E neanche sempre.

Ora, tu, sei giustamente preoccupata per il pianeta. Da noi, nessuno che sia sano di mente è veramente preoccupato. Per cui siamo immersi in un sistema gaudioso, fattivo e progressivo che si è armoniosamente inchiavardato a doppia mandata in una visione del mondo che non ammette alternative.

Tu rinunci a vestiti e telefonini, per risparmiare le risorse. Molto logico; ma se tutti domani facessero come te sarebbe una catastrofe. Popoli che vivono grazie alla vendita di materie prime si troverebbero sul lastrico: rivoluzioni, sommosse, migrazioni, guerre. I loro Paesi non verrebbero aiutati ma incoraggiati ad affondare vieppiù nella catastrofe. E a vender loro le armi sarebbero quelli cui più stanno a cuore i principi di democrazia e civiltà.

E già, cara Greta Thunberg, perché questo devi capire.

Quelli più affezionati a questo sviluppo e a questo ‘consumismo dissennato’ non sono quelli con la pancia vuota, che vorrebbero sedersi a tavola una buona volta, ma quelli sazi. Le guerre non si fanno per avere l’acqua corrente ma per non pagare cinquanta centesimi in più un gallone di benzina.

Tu sei circondata da ragazzi che la pensano come te, e spero che duri. Per questo è importante che la vostra analisi sia spietatamente acuta, cosa difficile per un giovane pieno di ideali, che tende a non credere che l’abisso umano possa spingersi tanto in basso. Bene, sappilo: si spinge.
I padri e i nonni dei tuoi amici hanno superato il punto di non ritorno perché hanno perso i collegamenti tra frugalità e benessere, non immaginano un ‘meno’ che sia soddisfacente e non riescono a teorizzare la disponibilità di qualcosa che non sia in vendita.

Scusa, ora scivoliamo nel complesso; allora, per farti un esempio semplice semplice di dove siamo, ti racconto questo fatto.

Greta Thunberg

… quel litio doveva essere buttato perché non esiste un consumismo che non sia dissennato…

Il gadget

Mi hanno regalato un gadget, una piletta, di quelle per guardare la gola. Ad un certo punto si scarica la batteria ed io smonto per cambiarla, e che scopro? La batteria, piccola, al litio, è fusa nella plastica, sicché devo buttare tutto. Tutto insieme: vetro, litio, plastica, componenti chimici.

Folle, vero? Ora tu dirai, ma che ci voleva a metterci una batteria rimovibile? E quanti ci hanno lavorato senza porsi domande? Eh, no. Ti ho detto che devi essere spietata nell’analisi. Sonda l’abisso, e ti renderai conto che quel litio doveva essere buttato perché non esiste un consumismo che non sia dissennato e il raziocinio sarebbe un virus capace di far saltare tutto.

Al fondo dell’abisso, cara GretaThunberg, c’è l’autoassoluzione di ciascuno di noi per il proprio invisibile, insignificante, sporco insulto al Pianeta.

Greta Thunberg , tu sei il mio ottimismo, laddove io sono il tuo pessimismo.

Hai detto una cosa bellissima sul presidente americano: ‘non ho tempo da perdere con lui’. Ecco: vai avanti con i tuoi amici, e non perdere tempo con noi.
Noi, padri e nonni, siamo oramai usa-e-getta dentro. Staremo a nostro agio nell’indifferenziata.

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