Ortofrutta un comparto che subirà aumenti di prezzo. La Confagricoltura provinciale stila un primo bilancio su danni in Emilia Romagna “Ci si aspettano aumenti dell’ordine di almeno il 10% su tutto il comparto”
Ortofrutta, l’alluvione provocherà aumenti del 10%
L’Emilia Romagna occupa i primissimi posti per molte produzioni agricole. In particolare le sue aziende agricole rappresentano il 4,7 % delle aziende agricole nazionali. Per quanto riguarda la SAU l’8,3% del totale Italiano. È ai primissimi posti in termini di volumi prodotti e PLV per quanto riguarda le principali specie frutticole coltivate in Italia, come ad esempio le pesche, pere, albicocche, Kiwi, uva da vino. “Le conseguenze saranno anche per tutto l’indotto fuori Regione. Le produzioni non più provenienti dall’Emilia Romagna dovranno essere reperite presso altri fornitori, magari esteri con conseguente aumento dei costi per il consumatore finale”. A fare una prima stima delle ripercussioni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna è la Confagricoltura provinciale Ascoli e Fermo.
“Oggi stimare i maggiori costi al consumo è prematuro – proseguono dalla Confagricoltura provinciale – , ma ci si aspettano aumenti dell’ordine di almeno il 10% su tutto il comparto ortofrutticolo. Più di cinquemila aziende agricole sott’acqua e danni incalcolabili anche se è ancora troppo presto per stimare con una precisione quanto costerà l’alluvione dell’Emilia-Romagna a chi lavora campi, o a tutto il comparto export. In crisi non solo chi è a contatto quotidiano con la terra ma anche parte della catena industriale che trasforma frutta e ortaggi, un settore fiore all’occhiello del nostro Paese. Nell’intera Emilia-Romagna ci sono oltre 50mila aziende nel settore agricolo, con un fatturato che supera i cinque miliardi l’anno e dà impiego a più di 65mila persone. È presto fare una stima ma la Confagricoltura presume un danno complessivo di 1.5 miliardi di euro”.
La preoccupazione
“Con l’inondazione dei terreni agricoli del Forlinese e Cesenatico si stimano perdite intorno all’80% per le produzioni appena citate. Il problema non si limiterà alla presente annata ma si prolungherà per i prossimi anni. Molte coltivazioni saranno da sostituire, mentre altre avranno bisogno di diversi anni per raggiungere i livelli produttivi pre-alluvione”. Concludono dalla Confagricoltura Ascoli e Fermo. “Ingenti danni hanno riguardato anche altri settori e altre specie coltivate, i danni hanno coinvolto aziende zootecniche, colture quali: cereali, mais, soia, girasole, erba medica, barbabietola da zucchero, cipolle, patate e pomodoro da industria. Strutture serricole, allevamenti di suini e pollame, ma anche magazzini, attrezzature ed edifici rurali. È andata persa la produzione del grano e dell’orzo che oramai non potranno essere riseminate. Mentre le colture primaverili estive se riseminate, con enormi difficoltà, imporranno ulteriori costi di produzione per le risemine (mais, girasole, colza e soia)”.