Operatori turistici, operatori balneari e pescatori di Cupra Marittima scendono massivamente in campo contro il progetto di istituire il Parco marino del Piceno. Acot, APS Cupra Mare Balneari e Associazione Piccola pesca, infatti, dopo aver ricordato “il fallimento economico, turistico e politico del Consorzio Turistico Riviera delle Palme”, elencano tutte le ragioni che inducono a bocciare un proposito “che sa tanto di greenwashing”.
Riportiamo integralmente il comunicato diffuso alla stampa dalle tre associazioni, comunicato firmato da Milva Ricci, Pietro Aureli e Giovanni D’Angelo.
La nota delle associazioni di Cupra Marittima
“Da circa due anni – scrivono le tre associazioni – è partita una campagna politica in favore dell’istituzione del Parco marino del Piceno. Parco che si dovrebbe estendere da Marina di Altidona a San Benedetto del Tronto. Un tema già noto perché proposto, con regolamenti, disegni e divieti, circa venti anni fa.
Il parco dovrebbe prevedere: uno specchio di mare con alcune piccole zone riservate alla riproduzione indisturbata della fauna ed al naturale ripristino dell’ambiente marino (zone A di riserva integrale), altre in cui la pesca, il diportismo, il turismo sono regolamentate per limitarne l’impatto (zone B e C di tutela generale e parziale). Ed altre ancora, le più grandi. Quelle in cui sperimentare l’innovazione di modalità e tecniche delle medesime attività per assicurarne gradualmente la sostenibilità (zone D di protezione)”.
Cupra Marittima è contraria all’istituzione del Parco marino del Piceno
“Cupra Marittima – prosegue la nota – con i suoi operatori turistici, balneari, pescatori, se pure molto attenta nei fatti ai temi ambientali ed ecologici, come dimostra la valorizzazione dei prodotti ittici locali con particolare riguardo alla “Concola Cuprense” (DE CO), è contraria all’istituzione del parco marino del Piceno.
Cosa fa il parco per lo sviluppo turistico del territorio? Nulla. Esperienza insegna, vedi “Area marina protetta Torre del Cerrano”. O i numerosi comuni che hanno fatto richiesta di uscire dai parchi e dalle aree protette.
Ci sarebbero invece un appesantimento burocratico e politico, con nuovi e inutili organismi di potere, vessazioni su operatori turistici, balneari, ittici. E comunque sui turisti e sui cittadini. Dopo il fallimento economico, turistico e politico del Consorzio Turistico Riviera delle Palme, il nostro territorio provinciale avrebbe bisogno di una strategia turistica sia a livello di promozione balneare sia a livello di promozione culturale, enogastronomica, ecc. Come già fanno la provincia di Fermo, il Conero, Fano ed altre realtà regionali e nazionali.
Mentre sulla nostra costa ogni comune va per suo conto, ogni associazione turistica o balneare fa altrettanto. Per non parlare della collaborazione tra territori costieri ed entroterra. Il segno evidente della nostra pessima situazione è stato l’incendio degli ombrelloni con la scritta “Piceno” per l’arrivo della corsa ciclistica Tirreno Adriatica. Ben venga una classe politica che invece di promuovere un parco marino (che sa tanto di greenwashing) pensi seriamente allo sviluppo turistico del territorio. Con una strategia vera”.
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