Il mio rapporto con la religione? Complesso e ricco di sfumature.
Essendo nato e cresciuto in un ambiente comunista, diciamo che sono partito male. Tuttavia, molto opportunamente, i miei mi battezzarono. E quando fu tempo feci anche comunione e cresima. Per queste mi ero preparato con un regolare corso di catechismo, alla fine del quale avevo inserito, tra le mie possibili carriere, anche quella ecclesiastica.
Pasqua: reminiscenze…
Il giorno precedente, come di prassi, mi ero confessato. Per la prima volta. Il parroco, stimato un brav’uomo in odore di santità, mi frugò i trascorsi e, con abilissime tecniche inquisitorie, tirò fuori il marcio che era in me. In verità, mai mancato di rispetto ai genitori, mai picchiato i più deboli (tranne mia sorella che, però, se le tirava), mai rubato. Solo qualche piccola bugia a scopo difensivo. Tuttavia, un numero decisamente fuori statistica di atti e pensieri impuri. Il parroco mi diede una penitenza non ordinaria e io realizzai che così non potevo continuare e che dovevo dare una svolta alla mia vita.
Sicché smisi di frequentare la chiesa, dedicandomi ad affrontare una lunga e problematica adolescenza.
Decisi che Dio non esisteva.
Sembra strano (forse erano strani quei tempi) ma capitava già da giovane di affrontare con amici, o anche da solo, discussioni sull’esistenza di Dio.
Tutti attraversiamo un periodo, nella nostra giovinezza, nel quale siamo convinti di avere abbastanza dati ed esperienza per rispondere a ogni quesito. Io decisi che Dio non esisteva, portando a supporto una serie di considerazioni logiche che andai affinando con successive letture.
Poi, cominciò la vita.
Lavoro, affetti, dolori, vicende varie mi distolsero dalla questione. Che tuttavia non scomparve mai del tutto. Finché, oramai adulto, incappai in un sito di atei-razionalisti-agnostici. Ci bazzicavano personaggi della cultura che stimavo assai e mi iscrissi. Fatalmente, cominciai a frequentare la loro chat perché, ehi… ne avevo di cose da dire. I dibattiti, per un buon novanta per cento, vertevano su frasi del Vecchio e Nuovo Testamento che sembravano inconsistenti o inverosimili. Appassionante.
Dopo una educazione religiosa senza contraddittorio si prova sempre un piacere speciale a scovare le cose che non tornano sui racconti su cui si è soliti giurare con la mano destra. Però, ok ragazzi, ‘sta cosa oramai l’abbiamo assodata: non è che ci possiamo insabbiare su questo punto. Andiamo avanti…
Mi arrivò una serie di insulti e dovetti andarmene. Capii che un non-credente che fa le pulci ai Testi Sacri è come un critico d’arte daltonico che giudica un Van Gogh. Non è materia per lui.
Rimisi l’argomento in soffitta, poi successe una cosa. Divenne mio paziente un frate.
Una persona buona, ma neanche tanto, con tante piccole meschinità, tutte palesi, fragile ma consapevole dei privilegi della tonaca. Ecco, pensai, se mai dovessi confessarmi un giorno, non lo farei con un santo ma con uno come lui. Perché, questo mi fu chiaro, è così che deve funzionare.
Mi regalò dei libri, che lessi, scoprendo la grande libertà di dibattito che c’è all’interno della Chiesa. Altro che le mie chat. Altro che le sezioni di partito. Quando seppi che se n’era andato provai un grande dolore.
Ora ho di nuovo tirato giù la questione dalla soffitta, anche perché mi intriga un altro aspetto.
Mi intriga il culto di Satana. Cioè non quegli idioti dei suoi seguaci che, anzi, al maestro, desideroso di anonimato, danno solo fastidio e che, nella modernissima America, si dividono tra Chiesa e Tempio di Satana, in polemica fra loro.
No, intriganti sono le sue tecniche, che si sono evolute nei secoli, uscendo dalla banalità delle tentazioni percepibili e abbandonando quegli sfigati dei violenti.
Satana ha lasciato il vicolo: ora si occupa (occupandole) delle facoltà di Economia.
Al momento è nascosto nell’algoritmo di un derivato; da lì distribuisce gli incarichi e guida i suoi Cavalieri: Fame, Guerre, Epidemie.
Ma nel sepolcro della Speranza, milioni di coscienze, come crisalidi, vivono, in silenzio, la fatica della muta. Tra non molto saranno pronte per spostare la pietra che le rinchiude e andare a riprendersi il futuro.
Buona Pasqua di Resurrezione a tutti.