Ma poi… cos’è la Moda? Mi arrovello con questa domanda da anni e non ho una risposta. Cioè, intellettualmente arrivo a capire che è una cosa importante, se no non ci girerebbero intorno tanti soldi. Ma emotivamente ed esteticamente, niente. Non mi aggancia.
Per dire, se uno mi fa notare la squisita rifinitura della sua giacca, io provo ammirazione, come la proverei per un lavoro di carpenteria fatto bene, ma non sarei affatto afferrato dal desiderio di indossarla. D’altra parte, non indosserei nemmeno un lavoro di buona carpenteria.
La divisa
Quando ero al campo, allora sì, ero felice. Portavamo tutti una divisa, sempre la stessa.
“Ma come… e non ti cambiavi mai?”
“Certo che sì. Una volta d’estate ed una volta d’inverno”.
Potevo vestirmi al buio senza l’incubo di accorgermi, al primo lucor dell’alba, di avere i calzini spaiati. Non so se riesco a trasmettere a parole tale impareggiabile senso di libertà.
Un altro incubo ricorrente è quello di essere convocato dal magistrato.
“Lei, dica, era presente alla rapina?”
“Sì, giudice, ho visto tutto”
“Bene, e come era vestito il rapinatore?”
“Beh… ecco… sì, direi che era vestito… di questo sono certo. Altrimenti me ne ricorderei”
“Nient’altro?”
“Mi spiace…”
Già, non riesco a farci caso, a quello che uno indossa, e penso, molto ingenuamente, che gli altri facciano lo stesso con me. Non oso pensare alle brutte figure che avrò collezionato in una vita di sciatteria.
“Ma hai visto quello? Bermuda, calzettoni e mocassino”
“Oh mio Dio. Presto, porta via i bambini…”
Moda: dal taglio ai tagli
Sento di dovermi giustificare per questa cosa, epperò penso di avere anche delle ragioni. Prendi il mio amico, che ama vestire bene.
“Ti piace il mio jeans?”
“Bello… ma perché lo hai preso usato?”
“Macché usato… è nuovo di pacca… l’ho pagato una cifra”
“Ma è pieno di tagli…”
“E certo, per questo costa…”
“Non mi dire… e i tagli, li fa una macchina?”
“Scherzi? Tutto fatto a mano. Alto artigianato…”
Quando si dice ‘i nuovi lavori’. Penso al tagliatore di jeans: un mestiere emergente. Sicché ne incontro uno sulla metro: capelli raccolti a coda mozza di cavallo e mani da pianista.
“Permette? Giancarlo, medico”
“Piacere mio: Astolfo, tagliatore ufficiale della Real Casa”
“Mizzica… le cedo subito il posto e… Maestro, mi farebbe, su due piedi, un taglio d’autore su questa camicia di seta?”
Il taglio, dico. Capisco il buco nero: è un concentrato di gravità. Ma il taglio… via, è un vuoto. Magari su una tela costa milioni, ma su un jeans…
No, devo concentrarmi: è impossibile che non ci sia un senso.
La seduzione della rotula
Allora cerco ed investigo: il taglio non è casuale; è fatto sul ginocchio. Che vorrà dire? Cosa mi starà a significare quella ragazza che viene avanti spavalda mostrandomi le rotule? Vorrà essere notata? O è un tentativo di seduzione? Per carità, la rotula. La parte del corpo in assoluto meno sensuale; se si esclude l’alluce valgo, naturalmente.
Ecco, forse ci sono.
Le rotule, ossute, dure, pronte a diventare uno spigolo acuto diretto alle mie parti nobili, mi ispirano un senso di sfrontata ostilità. Come i canini del rottweiler.
Ragazza mia, ma perché mi sei ostile se io manco ti conosco?
Moda: comunicazione subliminale
Sì, forse la moda è proprio questo: una comunicazione elementare e istintiva. Subliminale, come la musica, come un richiamo olfattivo. Ed ogni stagione ispira un diverso modo di porsi nel mondo e verso il mondo.
Una convenzione, che ha tutta la forza di una illusione condivisa: quella di essere unici nella più totale uniformità, dove il gioco è differenziarsi nel particolare, come in un formicaio, dove ogni antenna vibra pur sempre in modo leggermente diverso.
Oppure no: la Moda è una delle tante espressioni di quel delirio cifrato che chiamano ‘Arte’, e io sono semplicemente un buzzurro.
Tutta colpa tua, mamma, che quando ti portavo uno strappo nuovo eri pronta a ricucirlo.
Beh, mi dispiace dirtelo: stavi indietro assai…
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