Commercio e criticità, la desertificazione delle attività colpisce tutto il territorio nazionale. Confesercenti lancia l’allarme: “A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini”.
Commercio, nelle Marche ha chiuso un’attività su dieci
Nel 2022 in Italia, oltre 43mila imprese hanno abbassato per sempre la saracinesca. Un anno, quello passato, con bilancio negativo per oltre 20mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. Anche le Marche ne ha risentito pesantemente con meno 658 attività in un anno. Sempre in Italia, nel 2022, sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare questa crisi in atto. Il dato delle aperture è il più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9% non solo al valore del 2012. È quanto emerge dalle elaborazioni condotte da Confesercenti sui dati resi disponibili dalle fonti camerali.
“La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile. A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini. Occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Servirebbe una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato”. Il commento di Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti.
La situazione nelle Marche
Il calo delle nuove aperture è rilevante soprattutto in Sardegna (-33,2% rispetto al 2021), Piemonte (-29,3%) e Umbria (-27,3%). In termini relativi, però, la perdita peggiore è quella registrata dalle Marche, dove il calo percentuale delle imprese del commercio attive, rispetto al 2021, è del -8,8%: quasi una su dieci. Seguono Friuli-Venezia Giulia (-4,7%) e Molise (-4,4%).
Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del -14,3% circa. Nelle province autonome di Trento e Bolzano, ormai, ci sono solo 6,9 imprese del commercio ogni mille abitanti. In Friuli-Venezia Giulia 7,8, e in Lombardia 8,4. Nelle regioni del Sud il tessuto del commercio resiste un po’ di più, in particolare in Campania (19,7 imprese ogni mille abitanti), Calabria (18,7) e Sicilia e Puglia (entrambe con 15,1).
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