Sant’Anna condivide la propria preoccupazione sulla produzione della sua acqua minerale. Prima il caro energia, poi la carenza di anidride carbonica e ora la siccità. Aumentano la difficoltà aziendali ad imbottigliare acqua.
Sant’Anna, la siccità mette a rischio la produzione
Nel cuore delle Alpi Marittime e a pochi km sopra Cuneo, in un’area incontaminata a quasi 2000 metri compresa tra l’Ischiator e Riofreddo, nasce Acqua Sant’Anna. Nello specifico una delle principali aziende per l’imbottigliamento delle acque minerali. All’Ansa il suo presidente e amministratore delegato Alberto Bertone condivide la preoccupazione per il protrarsi della siccità. Piove poco ormai da troppo tempo e i torrenti di montagna sono a secco. Tutte condizioni che mettono sotto stress anche le falde acquifere. Quest’ultime si sono impoverite e di molto. In tutta questa situazione Bertone torna a parlare di azioni concrete volte a rimediare le criticità. Tra queste quella degli invalsi per trattenere l’acqua quando cade, resta la principale e viene invocata a gran voce.
Le sorgenti d’acqua
Come descritto da Sant’Anna, l’Italia è un paese ricco di sorgenti d’acqua. Alcuni dati Istat pubblicati nel 2017 ne contano circa 700. Invece i comuni in cui si rileva la presenza di almeno un sito estrattivo di acque minerali naturali sono 173. Molte di esse registrano una diminuzione di portata o un impoverimento generale di acqua. I cambiamenti climatici stanno influnzando pesantemente le scorte di acqua. Se poi si considera che la carenza di precipitazioni si protrae nel periodo autunnale – invernale, la situazione diventa complicata. Sono infatti i periodi in cui terreni e falde acquifere dovrebbero essere riforniti per affrontare il successivo caldo estivo.
L’ultimo grande periodo di siccità in Italia si registrò nel 2001. In Sicilia e per gran parte del Sud Italia l’estate e l’inizio dell’autunno furono avari di precipitazioni. Caddero un totale di soli 26 millimetri in 5 mesi. A partire dal mese di dicembre invece un grave episodio di siccità colpì le regioni settentrionali e il Nordovest. Fu una stagione invernale dove non piovve quasi mai.