“Asili nido? Un lusso per pochi”. E’ lapidario il commento di Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, sui dati relativi agli asili nido nella regione. Secondo gli ultimi dati dell’Istat elaborati dall’Ires Cgil Marche, nella regione i posti disponibili in asili nido, micronidi o sezioni primavera (pubblici o privati) sono 8.515. Ma a fronte di una popolazione residente 0-2 anni di 30.428 bambini. Dunque, solo il 28,4% è incluso nel circuito dei nidi.
Asili nido troppo costosi
Gli asili nido sono poco accessibili anche in termini di costi: i dati evidenziano che le Marche, dopo la Basilicata, sono la regione dove le famiglie partecipano di più alla spesa complessiva per i nidi. Con una compartecipazione pari al 20,8%. Nella regione, infatti, si osservano bassi livelli di spesa media per utente a carico dei comuni: 4.352 euro per utente. Molto al di sotto dei 6.798 euro medi al livello nazionale e dei 7.900 euro delle altre regioni del Centro. Un dato oltretutto in diminuzione rispetto al 2019. La spesa media delle famiglie per bambino, poi, è di 1.140 euro, cifra fra le più alte a livello italiano.
Questi fattori hanno delle ripercussioni anche nel mercato del lavoro, in particolare per le donne. In base ai dati forniti dall’Istat, nel II trimestre 2022 nelle Marche si registrano 167mila donne inattive di cui 20 mila potenzialmente occupabili. Tra queste ultime, il 79,5%, cioè una platea di 16mila unità, non cerca lavoro ma sarebbe disponibile a lavorare. I motivi familiari (cura di figli e/o adulti non autosufficienti, maternità, nascita di un figlio) sono molto spesso una delle cause principali dell’inattività delle donne (34,9% dato nazionale).
Cgil Marche
Secondo Rossella Marinucci, segretaria regionale Cgil Marche, “è urgente definire un piano regionale che favorisca la piena e buona occupazione. In particolare per le donne. Per invertire i dati sull’occupazione femminile, va ripensata l’organizzazione del lavoro attraverso una riduzione e redistribuzione degli orari lavorativi, garantendo accesso pubblico e gratuito a servizi e strutture”.
Dunque, come sottolinea Loredana Longhin, “la cura della comunità deve diventare la priorità dell’azione pubblica. E su questa scia dobbiamo ripensare sia il sistema educativo sia il lavoro delle donne. Con aiuti fiscali e asili nido adeguati. Perchè i Paesi dove ci sono politiche di questo tipo, sono quelli in cui si fanno più figli e dove la partecipazione femminile e la produttività economica sono tra i più alti. Anche se nel Pnrr ci sono le risorse per costruire più asili nido per permettere a tutti i bambini di avere le stesse opportunità già prima della scuola primaria, non viene detto che l’accesso a questi servizi deve essere gratuito o semi – gratuito. In modo da favorire la frequenza dei bambini appartenenti a famiglie in condizione economica modesta o disagiata. Cosa che non succede nelle Marche, dove la quota a carico delle famiglie è tra le più alte di Italia”.
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