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Pare che siamo rancorosi. È vero: io lo sono. Il rancore è diverso dalla rabbia. La rabbia è immediata, finalizzata, tonica: ha un volto, quello del nemico, e una causa, la carognata che ci ha fatto. Mi arrabbio se uno mi sorpassa in modo scorretto o se l’inquilino del piano di sopra mi mosaica il balcone con le sue briciole.

La rabbia è immediata, finalizzata, tonica, il rancore invece…

Il rancore, invece, cresce piano; è cronico, sordo, non ha un volto definito. E’ viscoso, reagisce lentamente eppure è difficile da localizzare perché soffia nel vento e si trasmette coi commenti sui social.

La rabbia nasce dall’offesa. Il rancore dalla protervia. La rabbia è fermentazione. Il rancore è stagionatura. La rabbia è figlia del pugno in faccia. Il rancore è figlio del lavoro ai fianchetti. Come se ne esce?

Beh, intanto dandogli un volto. Non sempre è facile, ma in Italia ne suggerirei almeno tre: la burocrazia, la politica, i media. E non scopro niente.

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La rabbia è immediata, finalizzata, tonica: ha un volto, quello del nemico, e una causa, la carognata che ci ha fatto

La burocrazia

La burocrazia, per definizione, è senza faccia, dal momento che è sua specifica abilità celarsi dietro gli “incolpevoli automatismi”. Anche se sali di livello, fino all’ufficio col ficus e l’aria condizionata, trovi solo uno più sgamato che ti spiega (e ti convince) come non dipenda da lui. Più in su non è dato arrivare e, quando ci arrivi, ti rimandano alla politica.

La politica

La politica, appunto. Genera rancore quando insiste nei suoi riti e linguaggi truffaldini. Alle prime ci caschi e ti entusiasmi. Poi qualche conto comincia a non tornarti. Poi ancora non c’è un solo conto che torni. Ti stupisci nel vedere i tuoi proporre quello che, pochi anni prima, era la proposta dell’avversario, il quale, nel frattempo, ha cambiato cavallo di battaglia. Allora decidi di mandarli via, ma non è facile. Restituisci la tessera, e loro manco ti filano. Pensi di non votarli più ma neanche voteresti l’avversario, anche se ora la pensa come te. Manifesti, vai in piazza col forcone, vuoi dare un segnale inconfondibile ma loro, tempestivamente, hanno cambiato nome, simbolo, portavoce e indirizzo. E il tuo forcone infilza un pagliaio vuoto.

Alla fine ti senti stupido e sfibrato come un pugile suonato, colpisci a caso e, magari, finisce che stendi al tappeto l’arbitro.

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La politica, genera rancore quando insiste nei suoi riti e linguaggi truffaldini

I media

I media sono i fianchettisti per eccellenza. Dietro c’è un metodo, chiamato ‘giornalismo’, molto insidioso, e c’è un criterio, chiamato ‘audience’, accattivante e suadente. Prendi per esempio la bufala con rimorchio che è la notizia. “Il giornalista riferisce i fatti”. Già, ma quale, dei mille di oggi, va in prima pagina? Ci va da solo? Ci limitiamo a far parlare i protagonisti: quale dei mille?

E la tv commerciale, che è sempre come tu la vuoi? Ma mica tanto. Stasera cambio continuamente canale in cerca di qualcosa di decente, ho il crampo dello zappettista, ma i network si fanno concorrenza sullo stesso format, intriso di pubblicità, la quale è la vera programmazione h24 cui il resto gira intorno.

Sì, ma dov’è la fregatura? Nel darti quello che dicono loro con la scusa che a te piace. Ma come fai a sapere che mi piacerebbe molto parecchio assai quello che tu invece non mi dai?

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I media sono i fianchettisti per eccellenza. Dietro c’è un metodo, chiamato ‘giornalismo’, molto insidioso, e c’è un criterio, chiamato ‘audience’, accattivante e suadente

E poi c’è l’uso di tecniche ipnotiche da cobra. Ma intanto qualcosa ti frulla dentro. Perché intuisci che tutto, comunque, è al servizio di un convincimento che deve passare: tu, cittadino, sei un idiota e, quindi, hai bisogno che qualcuno ti aiuti a decidere, in un mondo insidioso e ostile dove, ogni tanto, può anche piovere.

Concludendo…

Ecco, dare un volto al nemico e capirne le motivazione potrebbe essere un modo per far evolvere il rancore in rabbia e combinare qualcosa. Perché il rancore è l’erbaccia bassa e diffusa che impedisce la crescita della spiga del progresso. Però c’è un però. Nel rancore è nascosto un trojan, che si nasconde in noi, ci invade e dà all’esterno informazioni riservate. Per esempio sulla nostra attitudine a lasciar correre.

L’altro si collega e capisce che, al di là delle invettive, non andiamo. Il che non sarebbe nemmeno pregiudizialmente riprovevole. Perché noi, popolo antico, abbiamo capito che il coraggio è la virtù dell’eroe. Ma il vai-avanti-tu-che-io-ti-seguo è quella del longevo.

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