Proseguono i controlli della Guardia Costiera picena sulla filiera della pesca e, in particolare, sui prodotti ittici che finiscono sul mercato. Si è da poco conclusa la prima parte di una operazione di polizia marittima lunga e complessa.
L’attività di controllo della Guardia Costiera
Una operazione, quella compiuta dai militari, che “rientra nell’alveo dei controlli quotidiani che la Guardia Costiera assicura a tutela della risorsa ittica e dei consumatori finali”. Il fine, naturalmente, è quello di contrastare il fenomeno della pesca illegale. Un impegno decisamente necessario perchè solo intervenendo a tutela dell’ambiente marino e del patrimonio ittico è possibile garantire la sicurezza alimentare dei consumatori.
Il commercio illegale di vongole sembrerebbe un fenomeno alquanto diffuso, per esempio. Perché se è vero che ogni imbarcazione può pescare giornalmente un determinato quantitativo di prodotto, è anche vero che a volte tale limite viene sforato. E il surplus viene portato a terra, senza etichettatura e senza certificazione sanitaria, per essere venduto al di fuori dei canali ufficiali.
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Da giorni i militari avevano notato, e di conseguenza seguivano con attenzione, dei movimenti sospetti in banchina. Operazioni furtive, compiute soprattutto in zone portuali poco esposte e poco frequentate, con il favore delle tenebre.
Così sono scattato gli appostamenti. Poi anche le ricognizioni e i controlli specifici. Il tutto grazie a una attività di intelligence mirata a fermare quanti vogliono aggirare il sistema della tracciabilità e delle norme sanitarie per ottenere maggiori profitti. Mettendo, però, ain serio pericolo la salute dei consumatori finali.
I militari della Guardia Costiera picena, quindi, hanno monitorato la situazione e, alla prima occasione utile, hanno fermato una autovettura nel cui bagagliaio erano occultati 250 chilogrammi di vongole,. Vongole illegalmente pescate e pronte ad essere altrettanto illegalmente commercializzate per finire, poi, sulle tavole di ignari consumatori.
“Il prodotto ittico – comunica la Guardia Costiera – è stato posto sotto sequestro amministrativo. Dopo una accurata visita ispettiva da parte di personale veterinario della ASL, è stato rigettato in mare poiché ancora vivo. Al trasgressore, invece, è stata comminata una sanzione di 2.000 euro”.
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