Google sanzionata dal Tribunale europeo che ha confermato la decisione dell’Antitrust Ue. Multa da 4,125 miliardi di euro per una aver imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili.
Google, arriva la maxi multa dall’Europa
Al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca, Google viene sanzionata con una maxi multa da 4,125 miliardi di euro. Nello specifico ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili. Il Tribunale europeo ha così confermato la decisione dell’Antitrust Ue. La Commissaria Europea per la Concorrenza ha iniziato un giro di vite contro le Big Tech. Google è la prima a pagare dopo l’insuccesso su questioni intraprese con Intel e Qualcomm. Bruxelles sembrerebbe voler mettere dei limiti allo strapotere dei colossi del digitale. La multinazionale statunitense nei suoi comunicati condivide la delusione per la decisione.
Riflettori puntati su Samsung
Qualche settimana fa l’AGCM, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle società Samsung Electronics Italia S.p.A. e World Business S.r.l.. Iniziativa a seguito dell’avviata istruttoria di luglio nei confronti di Samsung per presunte condotte ingannevoli e aggressive. L’Autorità valuterà le promozioni commerciali con cui, insieme alla vendita di cellulari nuovi, si offre la possibilità di cedere apparecchi usati a prezzi vantaggiosi.
Nel frattempo in Italia
Nel frattempo in Italia, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiuso il procedimento nei confronti di Italgroup S.r.l.s. . A quest’ultimo una sanzione di 50mila euro per condotta ingannevole, omissiva e aggressiva. Secondo quanto ricostruito dall’Autorità, la società contattava telefonicamente i consumatori prospettando loro la visita a domicilio di un agente. Quest’ultimo avrebbe consegnato un catalogo di prodotti, di buoni e/o di tessere per ottenere sconti. Nel corso della visita gli agenti inducevano il consumatore con modalità ingannevoli, a sottoscrivere un modulo. Il tutto rassicurandolo sull’assenza di obblighi di acquisto e senza fornire informazioni sull’esistenza del diritto di recesso né sulle condizioni per esercitarlo.