L’Ambito territoriale di caccia di Ascoli Piceno dovrebbe effettuare ripopolamenti di starne alla fine del mese di agosto. L’avvocato Stefano Quevedo, coordinatore regionale della Lipu – Lega Italiana Protezione Uccelli, ha indirizzato all’ATC la lettera aperta che riportiamo.
Lettera aperta della Lipu Marche
Reintroduzioni faunistiche scientificamente valide o regalino di inizio stagione venatoria? In questi giorni è circolata la notizia che l’Atc di Ascoli Piceno effettuerà ripopolamenti di starne a fine agosto. La starna era una specie diffusa nelle nostre campagne fino agli anni ’70. Poi ha subito un netto declino, fino all’attuale estinzione dal territorio nazionale.
Diverse sono state le cause: i cambiamenti dell’agricoltura e della gestione del territorio in primis.
L’Ambito territoriale di caccia è un ente locale preposto alla gestione faunistico-venatoria. Effettua ripopolamenti – che in realtà sarebbe opportuno chiamare reintroduzioni, dal momento che la starna italica è estinta, come già detto – allo scopo di ricreare nuclei di popolazioni nel nostro territorio. Tali iniziative sono certamente da accogliere con favore. Ma per avere successo dovrebbero essere supportate da adeguate misure, altrettanto fondamentali. Ossia la scelta di animali sani e capaci di adattarsi alla vita selvatica, la presenza di cibo e acqua (miglioramenti ambientali). E soprattutto la chiusura dell’attività venatoria alla specie per alcuni anni.
Senza questi presupposti minimi, simili interventi di rilascio si rivelano estemporanei e di durata effimera.
Utili solo per accontentare i primi cacciatori che riusciranno ad accaparrarsi i malcapitati starnotti di pollaio, mpreparati alla vita selvatica.
La decisione dell’Atc di liberare 1.000 esemplari di starna alla fine di agosto, proprio nel pieno della stagione di addestramento cani e a ridosso dell’apertura venatoria, fa pensare ad una strategia di “selvaggina pronta caccia” più che all’interesse di reintrodurre la starna come patrimonio faunistico locale.
I momenti migliori per liberare gli animali vanno invece individuati nei periodi di chiusura dell’attività venatoria, quando il disturbo è ridotto al minimo. In modo che essi possano adattarsi all’ambiente naturale nel quale vengono immessi.
Le reimmissioni vanno quindi pianificate dalla fine dell’inverno fino all’inizio dell’estate.
In sintesi, se i rilasci di animali non vengono fatti secondo una pianificazione adeguata, si rivelano dannosi, perché possono costituire vettori di malattie trasmissibili agli animali sani. Inoltre favoriscono la proliferazione della fauna opportunista, alterando l’equilibrio preda-predatore, e infine sono diseducativi per i cacciatori, oltre a costituire uno sperpero di denaro pubblico.
Da ultimo è francamente incredibile che dopo tre anni di protezione della starna in tutta la provincia di Ascoli Piceno in forza di un recente progetto pluriennale di reintroduzione, la stagione venatoria imminente vedrà la riapertura della caccia al galliforme. Vanificando praticamente tutti gli sforzi e gli investimenti fatti finora con il progetto suddetto, comportando anche danno erariale ai danni dello Stato (sperpero di denaro pubblico e perdita di fauna costituente patrimonio indisponibile dello Stato), del quale i funzionari responsabili potranno essere chiamati a rispondere. Atteso che gli ATC perseguono fini che trascendono una dimensione puramente privata, in quanto attuativi della normativa comunitaria in materia di caccia e protezione della fauna selvatica, hanno
forme di finanziamento non collegate al mercato e sono soggetti ai poteri di controllo e vigilanza da parte degli enti pubblici territoriali.
L’invito della Lipu all’ATC di Ascoli Piceno
Si invita pertanto l’ATC di Ascoli Piceno ad evitare questa regalia ai cacciatori e rivedere la propria iniziativa. Magari riorganizzandola interamente, seguendo le linee scientificamente valide dettate dall’ISPRA (*). Come ad esempio è avvenuto nel Progetto LIFE Perdix, mediante il quale si è effettuata la reintroduzione della Starna Selvatica Italica (Perdix perdix italica) nella ZPS Valle del Mezzano (Ferrara) nel Delta del Po emiliano-romagnolo.
In quel progetto è stato costituito un partenariato idoneo a rispondere efficacemente agli obiettivi posti, mediante una composizione inedita che ha visto la sinergia dell’Ente scientifico italiano (ISPRA) con l’ente di gestione territoriale competente. Nonché con Carabinieri Forestali, associazioni di protezione ambientale ed associazioni venatorie.
San Benedetto del Tronto, 26 agosto 2022
Il coordinatore regionale Lipu Marche
Avv. Stefano Quevedo
(*) ISPRA: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
La foto di copertina è di Vincenzo Iacovoni.
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