Il Cras – Centro recupero animali selvatici- traccia il bilancio dei suoi primi tre anni di attività. Bilancio positivo grazie a una rete strutturata che garantisce assistenza e soccorso per le specie tutelate. Oltre che sorveglianza attiva per la Peste suina africana.
Cras – Centro recupero animali selvatici: il bilancio dei primi 3 anni
Bilancio più che positivo per il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) a tre anni dalla sua istituzione: 11.715 animali recuperati tra mammiferi, uccelli e rettili. Il che equivale a un incremento dei recuperi sul territorio pari al 79,9% con una media nei tre anni del 40% di specie protette. Più in particolare, sono stati recuperati 1.369 animali selvatici nel 2019, 3.401 nel 2020 e 6.944 nel 2021.
Numeri che dimostrano l’utilità della struttura che si occupa del recupero e della gestione delle specie tutelate dalla normativa C.I.T.E.S. (in particolare Testudo ) e delle specie aliene (Trachemys ) rinvenute sul territorio regionale. O detenute irregolarmente da privati cittadini e affidate dagli organi di Polizia. Ma che inducono a riflettere, dal momento che le cause dei recuperi sono per lo più relative a traumi da investimento stradale o impatto con strutture antropiche. Ma anche aggressione predatoria; immaturità fisica (pulli e cuccioli); intossicazione/avvelenamento; debilitazione conseguente a patologie infettive e/o parassitarie. E atti di bracconaggio (trappole o colpi di armi da fuoco).
Il Cras nelle Marche
Nel 2021 i fondi destinati per le attività del Centro dall’assessorato alle Politiche faunistico venatorie e ittiche della Regione Marche ammontano a oltre 340mila euro. Con un incremento di più di 100mila euro rispetto agli anni scorsi.
Il CRAS opera su 5 sedi dislocate sul territorio regionale, una rete strutturata che garantisce, per le diverse migliaia di animali appartenenti alla fauna selvatica omeoterma italiana, interventi di recupero e primo soccorso. Ma anche assistenza e cura di soggetti giovani (pulli e cuccioli) e adulti con interventi medico-chirurgici nei confronti delle patologie diagnosticate. E degenza/riabilitazione fino al conseguimento del recupero anatomo-funzionale per la reimmissione in natura.
Il Centro ha anche un altro importante compito affidatogli dopo i primi casi di Peste Suina Africana: è incaricato, infatti, del recupero delle carcasse di cinghiali sul territorio, potenziali fonti di contagio. E si sta occupando anche della sorveglianza sanitaria, organizzando i prelievi con le strutture sanitarie locali ASUR e i veterinari ufficiali.
Alcuni casi di cui si è occupato il Cras
Lupi, gatti selvatici e alcuni uccelli di particolare interesse conservazionistico (v. Aquila chrysaetos), rinvenuti sul territorio regionale, dopo il recupero e la stabilizzazione vengono trasportati nelCentro di Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica di Monte Adone. Lì vengono gestiti fino alla completa riabilitazione e al successivo reinserimento in natura dopo l’applicazione di tracker per monitorarli.
Il lupo
Sulle carcasse di lupo (Canis lupus italicus) vengono effettuate misurazioni morfometriche e prelievi per le analisi genetiche, come richiesto dall’ISPRA. Questo al fine di approfondire le conoscenze in generale e sulle differenti specie di questo mammifero sul territorio. Viene inoltre, grazie alle analisi genetiche, monitorata anche la presenza di soggetti nati dall’ibridazione con i cani domestici. I lupi riabilitati presso il Centro di Monte Adone vengono reimmessi in libertà sul territorio muniti di radiocollare per monitorarne diffusione, spostamenti ed eventuale decesso. Come da protocollo ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
Il gatto selvatico
I soggetti di gatto selvatico (Felis silvestris) recuperati, se bisognosi di cure, vengono gestiti dal Centro di Monte Adone e come per i lupi, su di essi vengono effettuati esami come da protocollo ISPRA. Nell’ottobre 2021 nella provincia di Macerata è stato trovato, in seguito a trauma da investimento, un giovane esemplare. Curato e riabilitato, è stato munito di tracker e successivamente liberato in collaborazione con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
L’aquila reale
Come i mammiferi, anche gli uccelli di particolare interesse conservazionistico vengono recuperati e gestiti grazie alla collaborazione con il Centro di Monte Adone. Ultimo esempio è l’esemplare di Aquila Reale (Aquila chrysaetos) rinvenuto nel dicembre 2021 nel parco naturale del Bosco di Tecchie. Purtroppo il soggetto presentava frattura bilaterale di entrambi gli arti anteriori e questo ha impedito la reimmissione in natura. L’esemplare è rimasto degente in una voliera idonea e rappresenta – fungendo da donatore – un’ancora di salvezza per soggetti con saturnismo grazie alla terapia trasfusionale.
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