Carbone suafricano da record, le sanzioni alla Russia lo hanno spinto verso esportazioni mai registrate. Consegnate già più di 4 milioni di tonnellate agli europei. Un aumento del 4% rispetto a un anno fa.
Carbone, quello sudafricano ha raggiunto livelli record
Il carbone sudafricano ai massimi livelli di esportazione. A favorire il tutto le sanzioni alla Russia da parte dell’Occidente a causa della guerra in Ucraina. Consegnate più di 4 milioni tonnellate agli europei, il 15% delle esportazioni complessive sudafricane. Le esportazioni in Francia sono aumentate di circa sette volte e Spagna, Polonia e Germania hanno iniziato a importarlo come non mai. Prima del divieto i paesi europei importavano il 45% del carbone dalla Russia. A ereditare il mercato ora c’è il Sudafrica, nazione che dopotutto in sede internazionale appoggia la stessa politica russa.
Il Sudafrica è diventato negli ultimi anni uno dei paesi meno sostenibili del continente africano, è tredicesimo al mondo per emissioni di CO2. Possiede il 3,5% delle risorse mondiali di carbone ma conta per oltre il 6% dell’export globale. Quota che a breve sarà molto in rialzo in vista degli ultimi risultati raggiunti. Il settore vale 22 miliardi di dollari, secondo dati della Chamber of Mines, la società di promozione delle imprese minerarie.
Il consumo dell’acqua
Il carbone ha un costo idrico notevole. Per l’estrazione sono necessari oltre 10mila litri d’acqua per ogni tonnellata estratta. Il Sudafrica è un paese con minime precipitazioni l’anno e nonostante ciò produce molto carbone. Ciò vuol dire che se non ora o al massimo in pochi anni, di questo passo non rimane acqua da usare soprattutto per la popolazione. Secondo le proiezioni del Water Grabbing Observatory, entro il 2030 il paese avrà un deficit idrico del 17%. Molte persone rimarranno senz’acqua, soprattutto i più poveri.
Le compagnie estrattive, multinazionali e piccole realtà locali, sembrano poco interessate ai problemi idrici. Sono stimolate dal lasseiz-faire del governo, stanno spingendo per lo sfruttamento verso aree inesplorate, in particolare nella regione del Limpopo. Gli ambientalisti sono sul piede di guerra