Caro Volontario, sei una persona stupenda. Aggiungo anche che il volontariato è un’attività meravigliosa.
Io lo so, l’ho fatto. In Albania, ad assistere i profughi kossovari. Lì ho imparato tante cose. Per esempio che esistono vari tipi di volontari: quelli che ricevono qualche compenso dalle ONG; quelli che lo fanno gratis, ma sono in permesso retribuito; quelli che, comunque, non hanno un lavoro. Quelli (una sparuta minoranza) che pagano un sostituto al lavoro per poter essere lì. Tipo io.
Ma sono stati i soldi meglio spesi della mia vita, perché se non hai fatto almeno una volta il volontario, hai veramente perso qualcosa.
Volontariato: una esperienza rigenerante
Un’esperienza rigenerante. Da potermi iscrivere alla classe dei volontari allegroni, cioè quelli che vivono in mezzo alla tragedia e tuttavia vedono tutto rosa e poi sorridono nelle foto.
Nondimeno, quell’entusiasmo mi permise di approfittare dell’ospedale da campo degli alpini per togliere un brutto tumore dallo scalpo di un profugo, cui forse ho evitato una sorte penosa. Quindi, va bene anche il volontario allegrone.
Ogni volontario va bene, perché è comunque cento volte migliore del più generoso degli indifferenti.
Bene, Volontario; ora che ci siamo presentati, fammiti dire qualcosa.
Volontariato e migranti
Tu salvi migranti in mare e, da un po’, ti senti sotto accusa per via di polemiche non di rado astiose. Non è giusto, ma nemmeno puoi metterti al di sopra di ogni critica. Parliamone.
C’è una considerazione fondata: io, i kossovari li rimandavo a casa loro. Tu, l’emigrante salvato, lo mandi a casa mia. Qualcuno a spacciare in periferie dove le vecchiette non escono più per la paura. Ma non solo.
Io, per dire, il volontariato continuo a farlo nel mio lavoro, ogni volta che aiuto a risolvere un problema che non tocca a me risolvere. Ma non scelgo io quale problema risolvere né quale paziente assistere. Sono a disposizione di quello che si presenta.
Allora tre cose.
Primo: mettiamo che fai un mese sulla nave e uno a fare la spesa alle vecchiette di cui sopra.
Secondo: chiediti se quel barcone e lì anche perché tu sei lì.
Terzo: indignati.
Dici: io non faccio politica, collaboro con i governi. Anche con quelli che approvano la vendita delle armi?
Ti posso dare l’indirizzo di una dozzina di governanti; e poi una cinquantina di multinazionali. Diresti in faccia a Lorsignori che sei stanco di parare i danni che essi hanno fatto con tutti i sentimenti?
Sai cosa? Questa non è una catastrofe naturale ma una tragedia organizzata. La neutralità non è opportuna.
Perché la persona che hai salvato vorrà anche capire come mai si trova lì e come può evitare che ci finisca un altro. E queste ONG fondate da Occidentali rischiano di essere lavanderie per la cattiva coscienza di altri Occidentali.
Lo so come ti senti. Sei un bravo giovane, che ognuno vorrebbe avere come figlio. E la sera, stanco morto, senti quell’endorfina che sale, come una linfa, dalla zolla più profonda, vera e inspiegabile dell’Umanesimo. Quella sensazione che ti dice che hai ragione, e che è l’unica Autorità a poter certificare che sei un Uomo, e non una scimmia senza coda. Una sensazione che riporta direttamente in Alto. Molto in alto.
Ma se alla sollecitudine non unisci un’analisi, ed un progetto affinché questo massacro cessi, ognuno potrà pensare che sei una Pietà cieca e sorda che si affanna a parare lo tsunami con l’ombrello.
Ti voglio bene, Volontario, ma renditi conto che tu, come tutti noi, ci sei dentro.
Per cui sei parte della soluzione. Ma anche parte del problema.
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