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È un gatto dei dintorni.
Quando passo mi miagola e mi guarda. Miagola, e guarda proprio me: questo mi gratifica, senz’altro, e mi spinge a dargli del cibo, sul quale si porta con prudenza. Mangiando con circospezione.
Fa freddo, sicché gli preparo un ricovero con una scatola di cartone. La guarda a lungo prima di infilarcisi.
A questo punto, considero che siamo amici e faccio per carezzarlo, ma sfugge. Se lo stringo in un angolo, mi soffia.
Perché mi tratta così? E perché io, stupido, mi sento così in dovere di fare qualcosa per lui?

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E’ un gatto dei dintorni…

Il gatto? Un distillato di Sé

C’è che il gatto è un distillato di “SÉ”.
Il SÉ esprime la personalità e l’unicità dell’individuo, unite all’amor proprio, al senso del proprio utile, alla percezione della propria singolarità. Il tutto mosso da robusti istinti di sopravvivenza e conservazione.
Non è strano che un siffatto SÉ esista. È strano che io mi senta attratto da quello altrui.

L’attrazione per il Sé altrui

E invece questa attrazione è assolutamente comune. Basta guardare i giovani, come sono attaccati ai loro modelli. Ma si capisce: hanno un SÉ ancora debole.
E gli adulti? L’attrazione adorante che essi provano verso il capo politico non è sempre motivata da una reale capacità di costui.
Oppure il successo dell’uomo di spettacolo, o del fenomeno mediatico che fa audience. Non stiamo nemmeno ad ascoltare più di tanto ciò che dice. Ci piace come lo dice; e ci piace il suo particolarissimo gesticolare. Un personaggio ‘autentico’, come viene definito, cioè un SÉ puro, che non ha preso nessuna sillaba comportamentale in prestito da altri.

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Un insieme irripetibile…

Il Sé: un insieme irripetibile

Ecco il punto. Un SÉ esprime tutta la nobiltà del tentativo originale. Un insieme irripetibile di DNA, esperienza, cultura, accidenti di vita e voglia di affermazione. E questo tentativo, questa ipotesi è quanto mai preziosa per l’evoluzione. Incute rispetto ed ammirazione. Il Sé è egoista. Deve essere tale, perché è nella sua incontaminata purezza la sua preziosità.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la morale e, non di rado, capita di incontrare un SÉ che, dal punto di vista umano, è una vera fetecchia.
Nondimeno, accidenti, attrae…

Il Sé e il parassitismo

E qui giova notare un altro aspetto del fenomeno: il parassitismo.
L’autarchica completezza del SÉ, con la sua ricchezza di manifestazioni coerenti e diverse, costituisce una miniera di comportamenti, di frammenti di personalità, di risposte prêt-à-porter per le varie situazioni della vita quotidiana. L’imitazione ci permette di muoverci nel poco conosciuto.

Essa ci risparmia la fatica di rischiare la sperimentazione del progetto che siamo. Sicché siamo disposti anche a donare linfa e libertà, per la delega ad altri, purché questi suggeriscano l’atteggiamento giusto per la situazione inedita.

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Deve diffidare…

Il gatto è geloso del suo Sé

Ed ora capisco perché il gatto mi soffia. È geloso del suo SÉ: è un piccolo predatore che non ci mette nulla a diventare preda; deve tenere a se stesso, e non può concedersi troppo ai comodi dell’altrui carezze. Perché, lui lo sa, quando caccia i topi è totalmente solo.
E deve diffidare. Anche del mio accudimento che, ad essere cinici, è un subdolo mezzuccio per appropriarmi di frammenti della sua indipendenza.

Va bene, gatto, ho capito. Mi limiterò a godere a distanza della tua armoniosa autoreferenza. Consapevole che, se ti coccolo, è solo per il mio gusto, per cui non mi aspetterò gratitudine.

Avrai un piatto caldo e un rifugio.

A patto che tu non mi chieda mai dei soldi in prestito.

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