I Paesi più importanti del mondo sono governati da personaggi e/o sistemi a forte concentrazione di poteri: Cina, Russia, America, India, Brasile, Turchia. L’autoritarismo sembra essere la forma di governo più efficace, ribaltando un vecchio dogma che vedeva nella democrazia un sistema capace di sostenere ogni contraccolpo. La novità è che questo autoritarismo sembra anche essere la forma più gradita dai cittadini.
Le democrazie europee rigettano questa soluzione: un po’ per un riflesso culturale, un po’ perché non ci sono personaggi sulla scena visti come possibili candidati per una autorità forte. Ma ce n’è una gran voglia.
Questa democrazia reale è finita?
Penso di sì, dal momento che si è ridotta a formule e riti avendo perso la sua forza propulsiva. Ma la deriva autoritaria non è una scelta obbligata. Perchè ad un regime autoritario si può contrapporre una democrazia autorevole, che non è quella attuale, svuotata di Potere.
Ecco la questione. Ricollocare un Potere che sia condiviso ed eleggibile. E disposto alle critiche. Questo Potere deve rifondarsi su una Volontà Generale che si unisca su un diversa prospettiva.
La classe media e il bene comune
È scomparsa la classe media: è qui il problema. Però l’errore è pensare la classe media come un luogo di mezzo reddituale, che si definisca per l’essere diversa dagli estremi. L’ammirazione per chi ha di più e il disprezzo per chi ha di meno hanno caratterizzato, nel tempo, la mentalità borghese e le sue istituzioni. Questa definizione non ha più motivo di essere. Non c’è più bisogno, per sopravvivere nel benessere, di togliere qualcosa ad altri.
La classe media può essere definita come l’insieme di coloro cui interessa il bene comune, perché lo condividono, e il cui parere conta. Sei classe media se hai un progetto personale socio-compatibile e se qualcuno ha interesse a sapere cosa pensi.
Classe media: la pan-borghesia
Questa classe media può essere inclusiva della stragrande maggioranza dei cittadini e proporsi come una specie di pan-borghesia. L’inclusione ha come condizioni necessarie l’essere liberi dal ricatto sociale di qualunque tipo e la disponibilità ad assumersi la responsabilità che implica l’essere parte del processo decisionale.
Non si tratta di un’utopia interclassista, ma di un obiettivo reso possibile dallo scarso costo della produzione, dalla scolarizzazione e dalla diffusione di internet.
Del resto, le forze politiche hanno già vista stravolta la loro rappresentanza sociale, se è vero che la sinistra spesso si assume l’onere di provvedimenti di chiaro orientamento conservatore e la destra si trova a dover rappresentare istanze regressive provenienti da ceti popolari colpiti dalla crisi.
Da qui la necessità di differenziarsi tramite parole d’ordine stantie e riferimenti culturali ottocenteschi, che non hanno alcuna possibilità reale di diventare progetto incisivo.
Un nuovo Potere democratico può fondarsi sulla consapevolezza di una comune appartenenza sociale e una nuova dialettica può avere per oggetto le soluzioni, invece che il conflitto tra ceti.
Se la creazione di una pan-borghesia diventa l’obiettivo di lungo termine, acquistano un senso rivendicazioni che ora appaiono solo difensive, quali il reddito di cittadinanza, i diritti sul lavoro, i servizi pubblici, l’investimento statale, la sanità, l’istruzione e la sicurezza di massa.
Questo obiettivo può guidare anche le scelte di medio periodo.
Nulla può essere come prima. Nessuna etichetta culturale può essere riappiccicata. Nuovi anche i soggetti titolari di diritti da tutelare: i minori, l’ambiente e il tempo di vita.
Tra suggestioni dittatoriali, difese improbabili di diritti irrimediabilmente erosi, banditismo liberista, avidità finanziaria a limite infinito, non vedo alternative alla inclusione pan-borghese di tutti i cittadini. Ripensati profondamente nei loro compiti e nelle loro necessità.
C’è da lavorare.
Ma se devo figurarmi un Avvenire, alle Tenebre probabili e vicine preferisco un Sole difficile e lontano.
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