Kratos è figlio della Volontà e del Mondo.
Kratos non è Potere; è Potenza. Non vuole comandare sulle persone, ma solo far succedere le cose. Non vuole far carriera; solo far bene il suo lavoro. È per questo è disposto a servire ogni padrone.
Ma noi l’abbiamo cacciato.
Kratos e la democrazia
L’impotenza delle Democrazie è sempre più evidente. Basta vedere come si palleggiano i problemi. I Padri Fondatori operano spinti da forti ideali e scrivono belle costituzioni. Ma poi vengono sostituiti da persone che degli ideali della democrazia non ci hanno mai capito troppo, epperò, della democrazia, hanno imparato i meccanismi. Ai combattenti succedono gli acrobati; a chi fa, coloro che vivono del non fare.
Partiti di grandi tradizioni sono finiti quando hanno eletto assemblee consultive di oltre cento persone e scritto programmi di oltre cento pagine.
Kratos e il reale
Kratos è un rapporto col reale. Se ti si fulmina una lampadina puoi scrivere una procedura e chiamare un consulente, il quale ti panica con le conseguenze legali e ti fa assumere un elettricista. Oppure puoi salire sulla sedia e cambiare il bulbo.
È una questione di competenza, certo. E le democrazie si ammalano di incompetenza, nel momento in cui gli acrobati prendono il posto dei combattenti. Si ammalano anche di vecchiaia, perché gli anziani non amano rischiare e pensano di non poter avere un ruolo nella rivoluzione.
Le democrazie si ammalano di sicurezza, sicché paghi ogni cifra per calmare il mare invece di imparare a nuotare con ogni tempo. E diventano impotenti quando, per timore di un Potere cattivo, cacciano Kratos, il suo servitore. Per timore dell’orchite, si castrano.
L’assenza di Kratos
Kratos è andato via, ed ora nessuno fa succedere le cose. E il Potere non ha più un volto. È importante il volto del Potere. Puoi riconoscerlo, studiarlo, odiarlo, imitarlo, cercare di superarlo, abbatterlo. Nulla di questo è possibile senza un volto. E il nostro stallo e la nostra disperazione sono dovuti al fatto che, senza Kratos, non abbiamo davanti un Potere identificabile, sicché non riusciamo a elaborare una strategia di difesa. Non riusciamo a crescere sui colpi che riceviamo. E le banche falliscono per legge divina, senza che si possa far nulla.
Kratos è stato bandito anche dalle famiglie.
Colloquio tipico:
Lei: Tuo figlio si è fatto ancora sospendere da scuola
Lui: Ah, stavolta lo sistemo io
Lei: Fermo, non fare come tuo solito che lo punisci e lo umili
Lui: Vuoi pensarci tu?
Lei: (silenzio)
A cena, finisce con un inutile approccio democratico, con tante dichiarazioni e buoni propositi. Tipo le Nazioni Unite quando raccomandano ai belligeranti di fare la pace e volersi bene.
Kratos può tornare?
Ora sarà difficile far tornare Kratos; ci siamo abituati alla sua assenza. O meglio, al caos generato dalla sua assenza, che cerchiamo di ordinare con chilometriche procedure, interminabili meeting, inutilissima carta, frenetici andirivieni, miriadi di email ed estenuanti contrattazioni sulla regolamentazione della fuffa.
Non ne usciremo, senza Kratos. Kratos deve tornare nelle istituzioni politiche, con deleghe revocabili, a poche persone. Kratos deve tornare, assolutissimamente, nelle amministrazioni, accasandosi nella firma del direttore e di ognuno dei collaboratori; ogni firma, una cosa fatta; una firma, una piadineria aperta.
Ma, soprattutto, Kratos deve tornare nella nostra convinzione. Dobbiamo convincerci che tutto ciò che la fisica non impedisce, può succedere.
Cè un universo di cose piccole, micro fatti, che possono essere progettati nella nostra testa e realizzati con le nostre mani.
Divertirsi quando il supermercato è chiuso, si può. Cambiare la giornata, si può.
Forse è troppo tardi? In fondo, nel caos ordinato delle carte c’è anche tanta irresponsabilità; e tutta la comodità dei riti ossessivi. Mentre, c’è da dire, Kratos non è per niente comodo.
Kratos, Sophia e Aretè
Tutta questa annosa pubblicità di materassi e divani, magari è una metafora della nostra situazione.
Seduto sul trono degli andirivieni che non quagliano, della teorizzazione del banale, della complicazione del semplice e della modulistica dell’ovvio, l’Impossibile tiranneggia le nostre menti, condannandoci persuasivamente alla inazione.
Kratos mi ha confidato che, in attesa di Sophia e Aretè, è disposto a tornare; chiede solo una formale lettera d’invito.
Dice che ci lamentiamo tanto, ma non è convinto che poi lo rivorremmo veramente.
ps: Kratos non è solo un personaggio videoludico.
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