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Prima le lungaggini burocratiche che hanno rallentato l’iter previsto per la ricostruzione post terremoto. Poi le ripercussioni sul piano economico della recente emergenza sanitaria. Ora l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime: Cna Picena esprime tutta la sua preoccupazione.

Cna Picena: l’analisi dei dati

I dati relativi ai prezzi dei beni di prima necessità parlano chiaro. A far registrare l’aumento più consistente negli ultimi due mesi è l’olio di semi, maglia nera degli aumenti con un +19% sul prezzo d’acquisto. Seguito a ruota da verdura fresca (+17%), pasta (+12%), burro (+11°%), frutti di mare (+10%) e farina (+9%). Percentuali allarmanti, che i fragili equilibri geopolitici del fronte orientale potrebbero rendere ancora più proibitive nelle settimane a venire per le imprese attive nel settore agroalimentare. E di conseguenza per tutti i residenti del Piceno.

Come dicevamo, la CNA di Ascoli esprime grande preoccupazione per questi aumenti incontrollati che finiranno per ripercuotersi drammaticamente sulla capacità di acquisto della comunità. E per compromettere investimenti fondamentali per il territorio anche in ottica occupazionale.

«Si tratta di una problematica ormai diffusa – spiega Arianna Trillini, presidente della CNA Picena – che a partire dall’industria alimentare finisce per abbattersi sui trasporti. E a cascata su tutti gli altri settori chiave dell’economia locale. Come CNA chiediamo da settimane un tempestivo intervento delle istituzioni per porre un freno alle incertezze del momento, con il clima di tensione internazionale che di certo non contribuisce a invertire un trend ormai consolidato”.

“Le prime avvisaglie in tema di aumenti risalgono allo scorso anno – ricorda Caterina Mancini, responsabile CNA Agroalimentare Ascoli. – Con una netta espansione dei prezzi dei prodotti agricoli nazionali registrata nell’ultimo trimestre del 2021. Da allora le nostre aziende stanno sostenendo costi di gestione ben fuori portata, che in assenza di un provvedimento urgente da parte del Governo potrebbe presto portare gli imprenditori a prendere in considerazione l’ipotesi di una chiusura delle attività”.

Con un’inflazione al 6%, il timore della CNA Picena è che gli aumenti possano celare scorrette pratiche speculative a scapito di imprese e cittadini. Cittadini e imprese già messi a dura prova dai rincari generalizzati.

“Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha senza dubbio acuito il problema – sottolinea Francesco Balloni, direttore della CNA Picena. – Ma di questi tempi avvertiamo l’esigenza di una riflessione generale in grado di comprendere appieno il ruolo di un’eventuale tendenza speculativa. Gli aumenti risultano ormai insostenibili per i cittadini, la cui capacità di spesa non va certo di pari passo con l’aumento dei prezzi”.

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