Il vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, in occasione della Pasqua 2022 ha indirizzato un messaggio ai fedeli.
Pasqua 2022, messaggio del Vescovo Gianpiero Palmieri
Carissimi,
la Settimana Santa è cominciata con la liturgia della Domenica delle Palme e con la proclamazione della Passione di Gesù secondo il racconto di uno degli Evangelisti. Quest’anno ascoltiamo la Passione secondo Luca: la sua narrazione contiene degli elementi unici, che non troviamo negli altri Vangeli, e che sottolineano la misericordia di Dio verso tutti gli uomini.
Ad esempio, l’episodio dell’incontro tra Gesù e le donne durante la salita al Calvario: vedendo queste mamme con i loro figli che piangono per lui, Gesù pensa subito alla guerra che di lì a pochi anni (nel 70 d.C.) devasterà Gerusalemme: “Figlie di Gerusalemme non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli!”.
Luca ricorda anche le parole di perdono di Gesù per coloro che lo hanno condannato a morte e lo stanno crocifiggendo: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Nel momento della morte Gesù si affida totalmente al Padre: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Ma è straordinario l’episodio del buon ladrone, di cui la tradizione ci riporta il nome: Disma. Mentre gli altri evangelisti ricordano solo la provocazione rivolta a Gesù da coloro che sono stati crocifissi con lui (“Se tu sei il Figlio di Dio, salva te stesso e anche noi!”), Luca distingue tra un ladrone e l’altro. Disma chiede la salvezza in un modo diverso, con una fede e un abbandono che commuove.
Si può essere sprofondati così nel male, come Disma, da convincersi di non meritare più di vivere: “Noi giustamente” siamo condannati a morte “perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni”. Chi dice così, si è affacciato sull’abisso della propria vita e ne ha provato solo disgusto, fino ad arrivare ad accettare il verdetto della propria condanna: è un bene per tutti che io muoia, perché è troppo grande il peso del male che ho commesso.
Questa consapevolezza ci rivela che Disma sta vivendo “con il cuore all’inferno”, preso da un senso di colpa che lacera e annienta.
Ma sappiamo per esperienza che sono purtroppo molte e diverse le situazioni in cui ci sentiamo “con il cuore all’inferno”. Come chi adesso è in guerra e vede il proprio paese e le vite dei propri connazionali devastati da una furia omicida cieca e bestiale; o come chi si trova totalmente solo, senza poter contare sulla vicinanza di nessuno, abbandonato in balia dei propri pesanti problemi di lavoro o familiari. Pensiamo a che inferno deve aver vissuto chi è stato per mesi in una stanza d’ospedale senza poter mai vedere o abbracciare i propri cari. Ma pensiamo anche ai nostri ragazzi: quando sembra che il futuro non ti offra nessuna speranza, quando il tuo desiderio di vita deve fare i conti con ciò che lo spegne in partenza, anche se hai sedici anni ti senti “con il cuore all’inferno”.
E’ il Disma che vive dentro tanti di noi, e, in parte almeno, in ciascuno di noi.
Ora, il racconto di Luca ci dice che Disma ha uno slancio bellissimo: “andrò all’inferno, ma non ci andrò da solo. Questo Gesù si ricorderà di me. Scenderà con me negli inferi. Se vorrà, sarà Lui la mia salvezza… anche all’inferno”. A Disma Gesù annuncia che non vuole entrare nel suo regno, nel paradiso, senza di lui. Perché Dio non si dimentica di nessuno dei suoi figli: soprattutto se stanno “con il cuore all’inferno”. Egli scende nei nostri inferi tenendoci per mano, saldamente nella sua mano, per riportarci alla superficie, alla luce, alla vita.
Carissimi, ecco l’annuncio di Pasqua di quest’anno e di tutti gli anni.
Non si può scendere nell’inferno del nostro cuore da soli, altrimenti moriamo davvero! Presi dal senso di colpa o dalla paura o dalla tristezza, soccombiamo nella palude della nostra disperazione. Si entra “con il cuore all’inferno” solo con il Signore, con la nostra mano saldamente unita alla sua. Consapevoli che Lui non smette mai di ricordarsi di noi, scendiamo nelle situazioni più dolorose e faticose senza perdere la speranza. Allora l’inferno non è più l’inferno. Con Lui l’inferno si dissolve.
Come dice Jacopo, il santo folle del film “La ballata dei gusci infranti” (film ambientato nei nostri territori devastati dal terremoto) l’inferno diventa il primo passo della strada che porta al paradiso.
“Discese agli inferi” è un passaggio profondissimo del nostro credo apostolico. Un’antica Omelia del Sabato Santo, che si legge tutti gli anni, descrivendo la scena dell’arrivo di Gesù Risorto nel regno dei morti e l’incontro tra Gesù ed Adamo, recita:
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”.
Buona Pasqua a tutti!
+ Gianpiero