Ho da poco festeggiato i diciotto mesi. Un anno e mezzo senza tg e talk show.
Mi guardo indietro, e sì: sono diventato una persona migliore. Recuperando quel tempo e viaggiando nel web, ne so di più di economia, fisica quantistica, storia, politica e tante altre cose.
Per esempio, ho scoperto che l’attuale presidente ucraino, già comico e uomo di spettacolo, è diventato tale dopo aver interpretato una fortunata serie televisiva (‘Il servitore del popolo’) dove interpretava proprio un tizio diventato per caso presidente.
Una fiction, non so se mi spiego, ed ecco che in poco tempo, con un partito messo su dal produttore, prende oltre il 70% dei voti.
Dove ho già visto una cosa del genere? Ma sì, in Italia tempo fa: il miracolo di Mediaset.
Noi Italiani su queste cose abbiamo oramai anticorpi come cefali. Ma non è una immunità di gregge. Tanti (troppi) di noi ancora si infettano senza sviluppare una risposta adeguata.
No, non insegno niente a nessuno. Io sono stato per decenni carne da cannone della propaganda e l’unico vantaggio che ho è che ne sono consapevole.
Per cui ho adottato un’altra strategia: ascolto (sempre sul web) chi la pensa come me ma, soprattutto, chi la pensa diversamente, vincendo un normale e umanissimo fastidio.
Poi confronto tutte le idee con quello che ho imparato dalla vita, rifletto e, alla fine, posso dire che le mie opinioni, con discreta approssimazione, sono veramente mie e non appiccicate.
Sicché, quando vedo certi servizi giornalistici, provo una certa tenerezza nello scoprire che quelli non hanno fatto un passo avanti e usano tecniche di persuasione stravecchie, che neanche mio nonno in carriola.
Girano immagini brutte della guerra. Per dire cosa? Che la guerra fa male? Andiamo avanti. Lo sapevamo già.
La domanda è un’altra: il presidente eletto dopo una serie televisiva, è veramente il presidente o un prestafaccia? E di chi? La domanda ci riguarda.
Si può non essere d’accordo, ma quando vedi un Putin, uno Xi Jing Ping, un Erdogan, sai che loro sono esattamente la faccia che rappresentano. Ma i nostri leader occidentali? Sono davvero loro? Chi rappresentano?
E il discorso va su ciò che sono diventate le nostre democrazie.
La democrazia, quella che alcuni chiamano felicemente ‘sindrome occidentale’, cioè quel misto di individualismo e voglia di partecipare che ha caratterizzato la nostra cultura, dai Greci ai Romani fino ai sistemi di oggi. Ma è ancora così?
La guerra è cominciata da tempo e gira su Netflix.
Mi voglio rilassare e guardo un film. Ne becco due, dove i Russi vengono rappresentati come selvaggi cattivi e indottrinati e, se va bene, come la prostituta eroica che uccide il nuovo Stalin. Produzione inglese, e la cosa non mi stupisce.
Gli Inglesi, popolo fieramente anti russo, che ha aborrito da secoli la gioia e ha raggiunto l’eccellenza per la sua capacità di sublimare le proprie nevrosi ed angosce. E, attualmente, ospita nella sua capitale la City, che è un concentrato di immoralità.
Non scherziamo. Ma non è questo il punto.
Il punto è che in Russia insegnano gli scacchi a scuola; un formidabile antidoto verso il disturbo dell’attenzione che affligge noi tutti e magari spiega come mai, nella patria della Silicon Valley, hanno paura degli hackers d’oltre cortina.
Ma non è neanche questo il punto. Il punto è che dobbiamo chiederci quale sindrome, in futuro, vincerà.
Quella della democrazia dei prestafaccia o quella dei dittatori?
Non ho una risposta, ma forse è ora che cominciamo a farci le domande giuste. Che non stanno né nei tg né nei talk show.
La guerra fa male. E la tv?