La NATO è, letteralmente, la “North Atlantic Treaty Organization”, una alleanza tra Stati collegati dal Patto Atlantico. Ha natura essenzialmente difensiva.
Nel 1994 si verificò un episodio alquanto “bizzarro”, entrato a tutti gli effetti nella storia del nostro Paese. E a ragione, poichè le truppe della NATO prima accerchiarono, poi invasero Montefortino. La storia deve essere raccontata dai protagonisti, perciò lasciamo spazio alle parole di Lando Siliquini, all’epoca Primo Cittadino del delizioso e pacifico borgo marchigiano.
Primavera 1994: la NATO invade Montefortino
Ero Sindaco di Montefortino nella primavera del 1994. La guerra in Bosnia ed Erzegovina polarizzava la stampa e le TV. Il cielo ogni giorno era solcato da un numero di jet militari decisamente fuori dal normale, ma ci stavamo facendo l’abitudine.
Durante una mattinata in cui ero impegnato nella mia professione medica in Amandola, arriva la telefonata del fontaniere comunale Giovanni Levantesi che mi riferisce di avere appurato di persona, durante un sopralluogo per la manutenzione dell’acquedotto, la strana presenza nella zona Cerretino del comune, posta a est del capoluogo, di gruppi militarizzati con tanto di sentinelle alloglotte, motorizzazione militare, voli radenti, cannone piazzato sul cocuzzolo della collina. Mi avvisa anche del fatto che alcuni soggetti bardati in assetto di guerra avevano fatto capolino in paese fermandosi al primo bar. L’idioma straniero degli improbabili soggetti non aveva permesso di chiarire natura e provenienza.
Alquanto perplesso, chiamai la Stazione Carabinieri di Montemonaco per chiedere spiegazioni.
Il Comandante cadde dalle nuvole sbalordito, non avendo avuto preavviso di movimenti di tal fatta. E mi assicurò che avrebbe avuto contatti immediati con Colleghi e Superiori.
Nel frattempo, altri Cittadini montefortinesi mi telefonano per testimoniare la stranissima situazione. Tra questi Ignazio Rossi Brunori, noto tassidermista (*) amante della montagna e della campagna, che si recava quotidianamente presso le sue proprietà terriere del posto. Mi racconta, Ignazio, di essere stato bloccato lungo la strada, insieme a un amico che lo accompagnava, ed essere stato costretto a invertire la marcia dai gesti perentori di militari stranieri, non senza avere notato voli di aerei a bassa quota, pullulare di soggetti armati, jeep e un cannone che si stagliava sulla collina minacciosamente puntato verso il paese.
Giunge finalmente la telefonata del Maresciallo CC che immaginavo avesse completato il giro di consultazioni e chiarito la vicenda. Sennonché, il Comandante lo sentii ancor più sconcertato poiché nessuno, neppure delle alte sfere, era a conoscenza di esercitazioni militari preventivate e autorizzate nello specifico territorio.
Arrivò addirittura a mettere in dubbio tutta la versione dei fatti, il Maresciallo, chiedendomi ripetutamente se le testimonianze fossero attendibili e provenienti da gente sobria! Gli sottolineai che non eravamo al primo di aprile e che i Concittadini che mi avevano contattato erano di totale credibilità. E sobri.
Comunque, la coincidenza con la guerra nei Paesi dirimpettai dell’Adriatico e lo stato di allerta che si respirava dai resoconti dei mass media non facevano stare tranquilli. Altrettanto l’ipotesi di truppe paramilitari.
Il racconto continua: la resistenza di Montefortino
Da responsabile Primo Cittadino, mi attivai… Creato il quartier generale, decidemmo per la resistenza a oltranza. Se gli invasori avessero suonato le loro trombe, noi avremmo suonato le nostre campane. La trama di cunicoli medievali sotto la pianta del paese avrebbe assicurato rifugi e vie di uscita. Le mura difensive erano ancora in buono stato, salvo rafforzare le poche brecce createsi negli ultimi secoli.
Passammo mentalmente in rassegna fucili da caccia, forconi, falci e martelli! Trattori cingolati e in gomma avrebbero affrontato i mezzi corazzati del nemico. Se le telecomunicazioni fossero state bloccate, avremmo utilizzato segnali a cascata sulle Case Torri, contando così sull’aiuto di Montemonaco, Amandola e Sarnano e, dall’altra parte, di Norcia, Cascia e Visso…
Ci avete creduto, dite la verità! Tuttavia, il finale fu molto meno epico. Il Maresciallo CC ovviamente decise di fare un sopralluogo. Nel primo pomeriggio mi contattò riferendo che si trattava di prove di truppe NATO che avevano sbagliato strada, finendo nella vallata del Tenna rispetto all’originario programma di… invadere la vallata del Tronto. A ben pensarci, per fermare il potenziale Nemico bastava cambiare la segnaletica stradale. Ma a quel punto sarebbe stato troppo!
(*) Tecnico preparatore di animali morti per musei di storia naturale.
Foto di copertina: https://twitter.com/SHAPE_NATO
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