Ha fatto tappa anche ad Ascoli Piceno “Una vita da social”. E’ l’importante e imponente campagna educativa itinerante della Polizia di Stato per la sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori. Campagna portata avanti in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto Generazioni Connesse.
Testimonial dell’evento è il conduttore televisivo RAI Massimiliano Ossini.
Hanno partecipato rappresentanze della Scuola “Massimo d’Azeglio”, dell’Istituto Industriale “Fermi-Sacconi-Ceci” e del Liceo “Stabili-Trebbiani” – Liceo delle Scienze Umane.
Polizia di Stato: “Una vita da social”
E’ in progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni che, nel corso delle precedenti edizioni, ha raccolto un grande consenso. Gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni, infatti, hanno incontrato oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole. Ma anche 220.000 genitori, 125.000 insegnanti per un totale di 18.500 Istituti scolastici in oltre 350 città sul territorio. E c’è una pagina Facebook con 132.000 like e 12 milioni di utenti mensili che si occupa di tutti i temi legati alla sicurezza online.
“Fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime”, è questo l’obiettivo perseguito dalla Polizia di Stato. Per prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”.
Attraversando lo stivale con un truck allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale incontrano studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.
Ragazzi: una vita da social. I dati
I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager.
Dalla ricerca di Skuola.net per “Una Vita da Social”, però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i Millennials e la Gen Z tengono ben segreti. Emerge infatti che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso.
Circa il 28% dichiara di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente solo con un fake. La domanda: perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%). Ma anche per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (4%).
Poi c’è uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i like. Per 1 ragazzo su 3, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56% è disposto a dare un giudizio positivo a un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (cd. like4like). Mentre sono ancora meno (48%) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero a una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare.
La Questura di Ascoli Piceno ha aperto una pagina ufficiale du Facebook, raggiungibile al link: https://www.facebook.com/questuradiascolipiceno/
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