Nel contesto internazionale del conflitto Ucraina Russia, man mano si vanno delineando le posizioni dei vari Paesi. Ma c’è una presenza che rimane, per ora, quasi invisibile, sullo sfondo. E che in apparenza sembrerebbe anche silenziosa. Una presenza che però è decisamente incombente: come quella di un inquietante convitato di pietra.
La domanda che ci poniamo è: nel caso – malaugurato e distopico – in cui il conflitto dovesse precipitare, cosa farebbe l’Impero del Dragone? Si schiererebbe? E se sì, da che parte?
Cerchiamo di analizzare la posizione attuale della Cina, lo facciamo scorrendo insieme le ultime uscite social di Lijian Zhao e dell’Ambasciata Cinese in Russia.
Cina: chi è Lijian Zhao
Lijian Zhao è il vicedirettore del Dipartimento dell’informazione del ministero degli Affari esteri cinese. Dal 2020 ne è anche il portavoce ufficiale. Possiamo definirlo, senza timore di essere smentiti, l’uomo di punta della nuova diplomazia cinese.
Una diplomazia conscia del potere economico, finanziario e commerciale del Paese di cui è espressione.
Si è sempre contraddistinto per l’uso regolare dei social, ai quali affida molti messaggi “significativi”. Scorreremo insieme alcuni suoi tweet degli ultimi giorni.
E leggeremo anche qualche cinguettio della Chinese Embassy in Russia, la rappresentanza diplomatica della Cina in Russia. L’organismo istituzionale che gestisce in prima linea le relazioni sino-russe.
La lettura di tweet di Lijian Zhao e dell’Ambasciata cinese a Mosca è utile per toccare con mano l’univocità e l’inequivocabilità di alcune posizioni. Posizioni che possiamo a questo punto considerare ufficiali.
Conflitto Russia – Ucraina: la Cina cosa pensa?
Nella sua pagina personale, Lijian Zhao ha fissato in alto, in evidenza, questo tweet: “Non abbiamo mai invaso altri Paesi, non siamo mai stati coinvolti in guerre per procura, non abbiamo mai cercato sfere di influenza o partecipato a scontri fra blocchi militari”. La manifestazione di una posizione neutrale, quindi, finalizzata apparentemente solo a rimarcare il primato del proprio Paese in fatto di pace e sicurezza. Ma che contiene non tanto velate critiche.
Allora andiamo indietro di qualche giorno, fino al 23 febbraio.
Zhao ritwitta questa vignetta: il suo pensiero è abbastanza chiaro.
Sempre il 23 febbraio, pubblica una serie di tweet in cui esprime la posizione del suo Paese sul conflitto Russia – Ucraina. “[…] Gli Stati Uniti hanno imposto più di 100 sanzioni alla Russia dal 2011, che non solo non sono riuscite a risolvere il problema, ma hanno anche danneggiato i diritti e gli interessi legittimi di altri”.
Poi ritwitta questa immagine commentando: “[…] Gli Stati Uniti hanno portato avanti il loro intensivo programma di contenimento della Russia, che alla fine ha costretto la Russia a cercare di garantire le sue esigenze di sicurezza in questo modo”.
Lo stesso giorno, poco dopo, pubblica questa immagine. E’ una “Lista dei bombardamenti degli Stati Uniti d’America dal 1950 al 2015”. Il suo commento: “Never forget who’s the real threat to the world”. Tradotto: “Mai dimenticare chi è la vera minaccia per il mondo”.
Il 25 febbraio ritwitta dall’Ambasciata cinese in Russia.
“Tra i 248 conflitti armati che si sono verificati in 153 regioni del mondo dal 1945 al 2001, 201 sono stati avviati dagli USA, rappresentano l’81% del numero totale”.
Ieri Lijian Zhao ha cominciato a chiarire meglio la posizione del suo Paese. Ha pubblicato molti tweet, ne leggiamo insieme solo alcuni.
1. “La Cina sostiene fermamente il rispetto e la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i paesi e il rispetto degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Questa posizione è stata coerente e chiara. Vale anche per la questione ucraina”.
2. “La Cina sostiene una visione di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile. Ritiene che la sicurezza di un paese non possa essere garantita a spese della sicurezza di altri, né che la sicurezza di una regione possa essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari”.
3. “Le ragionevoli preoccupazioni per la sicurezza di tutti i paesi dovrebbero essere rispettate. Nel contesto dei cinque cicli consecutivi di espansione verso est della NATO, le legittime richieste di sicurezza della Russia dovrebbero essere prese sul serio e adeguatamente affrontate”.
4. Cita un passaggio del discorso di Wang Yi, Ministro degli affari esteri della Repubblica Popolare Cinese.
“[…] È imperativo che tutte le parti mantengano la necessaria moderazione per evitare che la situazione si deteriori o addirittura sfugga al controllo”.
5. “Le azioni del Consiglio di Sicurezza [dell’ONU] dovrebbero raffreddare le tensioni piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco. E dovrebbero favorire la promozione di una soluzione diplomatica piuttosto che un’ulteriore escalation della situazione”.
6. “In considerazione di ciò, la Cina ha sempre disapprovato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che invocano ingiustificatamente il Capitolo VII (*) per autorizzare l’uso della forza e delle sanzioni”.
7. “Continueremo a opporci fermamente a tutte le potenze egemoniche e a salvaguardare fermamente i diritti e gli interessi legittimi del vasto numero di paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi di piccole e medie dimensioni”.
Con il commento “History doesn’t forget” (la Storia non dimentica), Zhao ha pubblicato una lista di interventi degli USA dalla fine della seconda Guerra Mondiale in poi. Un lungo elenco di attentati dinamitardi, sabotaggi e tentativi di cambi di regime ai danni di altri Paesi.
Infine, con il commento “Gli Stati Uniti dovrebbero chiedersi chi è che ha iniziato tutto questo“, ha pubblicato la vignetta che vedete qui sotto.
(*) Il Capitolo VII conferisce al Consiglio poteri di natura coercitiva, che possono estrinsecarsi, sulla base dell’accertamento di una minaccia alla pace, di una violazione della pace o di un atto di aggressione (art. 39 della Carta), nell’adozione di misure preventive (art. 40) o di misure dirette contro gli Stati trasgressori, sia di natura economica (art. 41 della Carta) sia comportanti l’uso della forza militare (art. 42 della Carta).
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