Il futuro di Tim non fa dormire sonni tranquilli ai dipendenti. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno indetto per mercoledì 23 febbraio uno sciopero nazionale per difendere l’unicità dell’azienda e la tenuta occupazionale dei lavoratori. Le segreterie regionali delle Marche delle medesime organizzazioni sindacali hanno organizzato un presidio, dalle 10.00 alle 12.30, ad Ancona. Davanti a Palazzo Leopardi.
TIM e la digitalizzazione del Paese
La digitalizzazione dell’Italia passa obbligatoriamente attraverso la creazione di una infrastruttura che assicuri una connettività a banda larga efficiente, capillare e stabile.
Perciò, il destino di tale operazione di intreccia con quello del più importante operatore di telecomunicazioni del Paese: Tim, per l’appunto.
Il memorandum di agosto 2020
Dopo il “memorandum di agosto 2020” tra Cassa Depositi e Prestiti – azionista dell’azienda e di Open Fiber – e Tim, si pensava che fosse stata imboccata la via giusta.
Su quella base, il Paese avrebbe avuto un operatore integrato con le reti di Tim e Open Fiber. E sarebbe stato creato un soggetto aperto agli altri che avrebbe governato in modo omogeneo le operazioni di connettività. Cassa Depositi e Prestiti avrebbe assunto sostanzialmente il controllo di tutta la società (AccessCO). L’azienda di fatto, sarebbe diventata una public company a trazione pubblica.
Tim: gli ultimi sviluppi
Le recenti dichiarazioni di Pietro Labriola, amministratore delegato del Gruppo Tim nominato all’unanimità dal CdA il 21 gennaio scorso, hanno preoccupato le organizzazioni sindacali. Il 2 marzo il CdA presenterà il nuovo piano industriale e proprio il nuovo AD, nell’incontro del 10 febbraio con i sindacati nazionali, non ha negato la possibilità di uno “spezzatino” del più grande operatore nazionale.
Per questa ragione, i sindacati temono per la tenuta del Gruppo stesso. Così come temono che ci possano essere dei possibili esuberi occupazionali.
Tim: la manifestazione nelle Marche
Rete e digitalizzazione sono condizioni fondamentali e imprescindibili per il rilancio economico del paese. Sono e saranno sempre più diventerà sempre determinanti per l’accesso a una molteplicità di informazioni e potenzialità. Sono e saranno sempre più garanzia di pluralità democratica e di non discriminazione.
Perciò, sostengono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, tutto ciò che riguarda Tim non può essere derubricato a mera questione di competizione economica.
“Nell’invitare tutti – scrivono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil regionali – a partire dai lavoratori del Gruppo TIM, a partecipare al presidio convocato per il giorno 23 febbraio dalle ore 10.00 sotto la Regione – Palazzo Leopardi (ingresso Giunta Regionale), chiediamo al Presidente della Regione Marche di farsi parte attiva per gli interessi del nostro territorio presso il Governo per tutelare le infrastrutture strategiche ed i livelli occupazionali regionali. Nelle Marche, Tim è rimasta con 580 lavoratori. Di cui circa 200 tecnici, altri 100 nell’area rete e il resto distribuito tra area vendita, call center e amministrativi, dai 2.000 del 1999. Ci sono 2 sedi impiegatizie ad Ancona e 1 per ogni altra provincia”.
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