Italia: negli ultimi giorni il nostro Paese è stato scosso da tre atti drammatici dal forte impatto.
Tre persone, di diversa nazionalità ed estrazione sociale, hanno deciso di lanciare un segnale appiccandosi fuoco, tentando cioè il suicidio in una delle maniere più dolorose e cruente esistenti.
Italia: cosa è successo
In una settimana in Italia tre persone hanno deciso di appiccare il fuoco al proprio corpo.
Il 31 gennaio un professore di Rende (provincia di Cosenza) di 33 anni si è dato fuoco davanti alla caserma dei Carabinieri. Lavorava a Milano, era stato sospeso perché sprovvisto di green pass rafforzato. Ricoverato in terapia intensiva, la sua situazione è ancora drammatica.
Il 5 febbraio a Oderzo (provincia di Treviso) un esercente pakistano di 38 anni ha tentato il gesto estremo dopo una doppia multa comminata per essere stato ripetutamente trovato sul luogo di lavoro (un negozio di kebab) sprovvisto di certificato verde. Le sue condizioni sono gravissime.
L’8 febbraio, in Sicilia, un uomo di 25 anni si è incendiato a Caprileone, per essere poi trasportato a Roma con gravissime ustioni. La dinamica di questo episodio non è chiara, ma sembra che il ragazzo soffrisse di depressione. Purtroppo non ce l’ha fatta.
I casi analizzati sono molto diversi tra loro, ma accomunati da due costanti. Una disperazione tale da nutrire il desiderio di porre fine alla propria vita e la modalità con cui questo desiderio è stato perseguito.
Cosa potrebbe significare questo tipo di suicidio
Sicuramente il rendersi una torcia umana è un modo vistoso, doloroso ed eclatante di protestare. Nello stesso tempo, è un gesto che attira l’attenzione, più di molti altri silenziosi. Incarnerebbe quindi l’espressione di un disagio, l’unico modo di gridare la propria contrarietà, in un mondo che non supporta e non ascolta. E non sta dalla parte di chi, specie in questo periodo, per i motivi più svariati è stato portato ad assumere scelte che vanno contro la comune morale vigente.
Per commentare questi avvenimenti possiamo prendere in prestito le parole di un grande letterato italiano: Carlo Michelstaedter. Anche lui scomparso prematuramente, uccisosi a 23 anni con un colpo di pistola, ci ha lasciato un vibrante e intenso scritto. Si tratta della sua tesi di laurea, dal titolo La persuasione e la Rettorica. La Persuasione è il tentativo di giungere al possesso di sé, in contrasto con la Rettorica.
La Rettorica incarna l’insieme di gesti, di istituzioni, di parole che bloccano l’uomo nel tentativo di raggiungere la Persuasione. Michelstaedter, convinto che il dolore del singolo, che poi è il dolore della società, parli e si esprima sempre, in un passaggio saliente della sua tesi scrive:
“Mentre la Rettorica accelera il tempo ansiosa sempre del futuro e muta un presente vuoto col prossimo, la stabilità dell’individuo preoccupa infinito tempo nell’attualità e arresta il tempo. Ogni suo attimo è un secolo della vita degli altri, – finché egli faccia di sé stesso fiamma e giunga a consistere nell’ultimo presente. In questo egli sarà persuaso – ed avrà nella persuasione la pace“.
Episodi simili nel corso della storia
Non è la prima volta nel corso della storia che una popolazione esprime il proprio dolore o disagio con il fuoco.
Tutti conoscono i gesti di Jan Palach, studente universitario di 21 anni che nel 1969 si è dato fuoco in piazza San Venceslao a Praga per protestare contro l’invasione sovietica.
Atto simile quello di Alain Escoffier, che nel 1977 si diede fuoco sugli Champs-Élysées a 28 anni, in occasione del trentesimo anniversario dei Trattati di Parigi.
In tempi più recenti, invece, tra 2011 e 2012 numerosi tibetani si sono resi torce umane, per protestare contro la repressione cinese in Tibet.
Sicuramente la politica nazionale italiana, anche con l’ausilio della memoria storica, dovrebbe riflettere sulla gravità inaudita di questi gesti e analizzare il fenomeno a livello sociale.
Dovrebbe soprattutto chiedersi se le persone interessate, consciamente o meno, stiano cercando di mandare un messaggio. Nella speranza che non venga del tutto ignorato.
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