Freedom Convoy: la protesta dei camionisti canadesi prosegue a oltranza. Le manifestazioni si allargano e valicano i confini del Canada, facendo sentire le loro ripercussioni anche nei vicini Stati Uniti.
A penalizzare è ovviamente la difficoltà nella viabilità e soprattutto l’impossibilità di approvvigionamento delle materie prime. Ad essere in sofferenza sono anche gli stabilimenti di due grandi case automobilistiche, Toyota e Ford. Il Messaggero riporta che i danni ammontano a circa 300 milioni di dollari al giorno.
Freedom Convoy: traffico bloccato
Il blocco del traffico dei camionisti canadesi che manifestano contro l’obbligo vaccinale e contro le restrizioni anti Covid si è rivelato strategico.
Oltre a paralizzare le arterie di comunicazione delle maggiori città, tra cui Ottawa, capitale del Canada, i truckers hanno preso di mira l’Ambassador Bridge. Si tratta del ponte che collega il Paese agli Usa, punto di snodo fondamentale per la viabilità.
I danni agli stabilimenti automobilistici
Come riporta il quotidiano CNBC, Toyota e Ford sono state costrette a chiudere momentaneamente le fabbriche in Canada a causa della mancanza di componenti da assemblare. Lo stesso per General Motors e Stellantis, gruppo che controlla Fiat Chrysler, che ha annunciato ritardi nella produzione dello stabilimento dell’Ontario.
La Casa Bianca sta monitorando la situazione, preoccupata che il prolungarsi delle manifestazioni possa portare problemi non solo al settore automobilistico. In particolare, il timore verte sui settori farmaceutico ed agricolo.
Le minacce della polizia di Ottawa
Mentre il sindaco di Ottawa ha dichiarato lo stato di emergenza in città, la polizia cerca di sedare le proteste.
Il quotidiano Ottawa Ctv News riferisce che la polizia sta chiedendo aiuto, in particolare maggiori risorse, perché con le attuali non riesce a gestire la situazione. In questi giorni sono state comunque sequestrate scorte di carburante e sono state arrestate persone che avevano aiutato o appoggiato i camionisti, fornendo loro carburante e beni di prima necessità.
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