Da oggi, 24 gennaio, il Piemonte diventa una regione arancione. Con tutte le conseguenze del caso. Il Sindaco di Mattie, borgo della Val di Susa, affida le sue riflessioni a un post sulla pagina Facebook personale. E invita i concittadini alla disobbedienza civile. Una scelta coraggiosa, come è coraggioso l’invito che rivolge anche ai suoi colleghi.
Piemonte in zona arancione: il Sindaco invita alla disobbedienza civile
Il passaggio in zona arancione di una regione come il Piemonte coglie di sorpresa non poche persone, perchè il numero di vaccinati con seconde e terze dosi è decisamente molto alto. Dall’inizio della campagna, infatti, in Piemonte “si è proceduto all’inoculazione di 8.930.011 dosi, di cui 3.175.170 come seconde e 2.223.356 come terze”. I dati sono quelli ufficiali forniti dalla Regione. Il tutto su una popolazione complessiva di 4,356 milioni di abitanti (dato 2019).
Marina Pittau è il sindaco di Mattie, un paese con poco più di 600 abitanti della Val di Susa. Come dicevamo, ha affidato le sue riflessioni sulla situazione ad un post sulla pagina Facebook personale. Lo ha fatto da servitore dello Stato, usando parole anche molto dure: ma chiare. Parla di norme incostituzionali, di limiti alla libertà di pensiero e di parola, di sanità pubblica distrutta a vantaggio di quella privata. Conclude il post invitando concittadini e colleghi Sindaci alla disobbedienza civile.
Piemonte arancione: il post del Sindaco Di Mattie
Riportiamo il post di Marina Pittau, sindaco di Mattie.
“Dunque da lunedì in arancione, il Piemonte orgoglioso per il numero di vaccinazioni e adesso la colpa è dei no vax, abbiamo distrutto la sanità pubblica per quella privata, prodotto norme incostituzionali, limitato la libertà di parola e pensiero, credo che da servitore dello Stato sia giunto il momento di esprimere un pensiero pubblico ai miei cittadini e nn solo. Disobbedienza civile…. Forza è ora di farci sentire ed invito i colleghi a far la stessa cosa….”.
E in un secondo post, altrettanto chiaro. “È compito della Repubblica eliminare le discriminazioni e salvaguardare i diritti tra i cittadini. Art. 3 della Costituzione italiana, è da qui che dobbiamo ripartire, dalla nostra carta fondamentale”.
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