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Peste suina – Dalla Lega per l’abolizione della caccia (LAC) sezione Marche, riceviamo e volentieri integralmente pubblichiamo.

“Dopo l’influenza aviaria che in poche settimane ha causato l’abbattimento di 13 milioni di polli, tacchini e altri volatili in Lombardia e in Veneto, ed ucciso milioni di esemplari di avifauna in Europa, nei giorni scorsi è stato isolato anche il primo focolaio di peste suina africana in Italia!

Il virus è stato individuato ad Ovada, in Piemont,e nella carcassa di un cinghiale abbattuto nel corso di una battuta di caccia. Altre due carcasse di cinghiali sono state trovate sempre in Piemonte e ad Isola del Cantone in provincia di Genova e il sospetto è che si tratti sempre di peste suina. Le analisi sono affidate ai tecnici dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

I motivi di preoccupazione sono tanti e legittimi perché si tratta di un virus estremamente contagioso e letale
nel 90% dei casi.

L’Istituto Zooprofilattico di Torino precisa che la peste suina non è trasmissibile all’uomo.

Ma si tratta di una delle più gravi malattie che può colpire la zootecnia, in quanto è altamente trasmissibile tra i suini e senza le dovute precauzioni, tutti gli allevamenti di suini sono considerati a grave rischio. Va quindi posta altissima sorveglianza nei confronti dei cinghiali e dei suini da allevamento e innalzata la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di pulizia, trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone.

Se i suini degli allevamenti non vengono a contatto con maiali importati e infetti, se si evita il contatto con i cinghiali selvatici nei luoghi dove i maiali sono detenuti allo stato brado o semi-brado e se si adottano misure igieniche negli allevamenti, l’epidemia si “spegne”.

Il problema è che in tutta Italia esistono migliaia di allevamenti di cinghiali detenuti allo stato brado o semi brado, molti dei quali non dotati di adeguate recinzioni, per cui esiste il fondato rischio e sospetto che qualche cinghiale o suino infetto possa essere fuggito da questi allevamenti, ed essere entrato poi in contatto con i cinghiali selvatici, diffondendo così la peste suina anche in Italia!

Senza contare poi gli allevamenti di cinghiali abusivi, dei quali non si sa nulla, se non quando vengono scovati dalle Forze dell’Ordine.

Proprio per far emergere questo mercato parallelo e in gran parte clandestino di carne di cinghiale, lo scorso anno come LAC Marche ed Umbria avevamo inviato alle autorità competenti una serie di richieste di accesso che, solo nelle Marche, avevano riscontrato la presenza di una sessantina di allevamenti di cinghiali, allevati prevalentemente per “riproduzione” ed “ingrasso”.

Ma sappiamo che in molte Regioni italiane i cinghiali vengono allevati in Aziende Faunistiche ed Agrituristiche
Venatorie con il preciso scopo di “ripopolare” le Riserve di caccia private, oppure le aree faunistiche dove i cinghiali sono meno presenti!

Come LAC chiediamo quindi la chiusura di tutti gli allevamenti di cinghiale in Italia, ed il divieto immediato di caccia al cinghiale su tutto il territorio nazionale!

Chiediamo inoltre che sia fatta una seria indagine sul numero dei cinghiali abbattuti ogni anno in Italia, una verifica sulla tracciabilità delle carni dei cinghiali uccisi e maggiori controlli sanitari sugli animali abbattuti con le braccate.

Infatti, le battute di caccia fanno disperdere i branchi di cinghiale per decine e decine di chilometri e possono quindi veicolare il virus e diffondere il contagio. Inoltre, come attestano gli esperti dell’EFSA, la caccia non è assolutamente uno strumento efficace per ridurre la popolazione dei cinghiali e i cacciatori possono fungere da vettori meccanici del virus della PSA, con il trasporto di carni infette degli animali abbattuti e le loro pratiche di eviscerazione.

E’ di questo avviso anche l’Ambito Territoriale di Caccia “Genova 1 Ponente”, che proprio l’altro ieri ha diramato un comunicato stampa urgente chiedendo l’immediato divieto di caccia sull’intero territorio di sua competenza, al fine di evitare la dispersione di cinghiali infetti nei territori limitrofi!

Danilo Baldini – Delegato LAC per le Marche”

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