Slow Food Marche ha sottoscritto con la Regione Marche, un protocollo d’intesa per la valorizzazione del territorio. Una rete di relazioni strutturata e strutturale, di cui facciano parte anche gli enti territoriali. Un focus particolare è previsto per le zone colpite dal terremoto.
Slow Food, protocollo d’intesa per la valorizzazione del territorio
Firmato il documento d’intesa a Fratte Rosa, dal vicepresidente della Regione Marche Mirco Carloni e dal neo presidente di Slow Food Marche Vincenzo Maidani. L’intesa individua, in una serie di interventi, le priorità progettuali per il raggiungimento degli obiettivi di valorizzazione del territorio. Sensibilizzazione di produttori, operatori della ristorazione e del settore turistico-alberghiero. Recupero dei prodotti di qualità, valorizzazione delle tradizioni, conoscenza delle produzioni locali e consapevolezza del proprio ruolo rispetto alla valorizzazione dell’identità e delle potenzialità del contesto del territorio regionale.
Grande attenzione sarà rivolta alla biodiversità e quindi anche alle piccole produzioni locali dal carattere fortemente identitario. Produzioni in grado di accrescere il senso di appartenenza alle comunità e, al contempo, fornire una base importante per il mantenimento delle tradizioni culinarie tipiche.
La rete Slow Food nelle Marche annovera 1.000 associati, 16 condotte, 12 comunità, 11 presidi, 8 cuochi e 21 orti in condotta. Solo il Piceno conta due Presidi dell’anice verde di Castignano e la Mela Rosa dei Sibillini, la Comunità di Favalanciata, il Mercato della Terra di Comunanza e tre Condotte locali pronte a nuove attività.
Le parole di Mirco Carloni
“La Regione Marche vede in Slow Food il partner ideale per avviare un ulteriore progetto di promozione e rivalutazione del proprio territorio, con particolare rilievo alle attività culturali, agricole, artigianali, commerciali, ambientali e turistiche. Ritiene che tali obiettivi si possano raggiungere con un programma di progetti e iniziative da realizzare nel biennio 2021-2023. L’agricoltura non può più essere solo un fattore produttivo, ma deve crescere sul fronte dell’accoglienza, della somministrazione, dell’identità. Solo così può acquisire quel valore aggiunto necessario per non giocarci il futuro del nostro entroterra. Abbiamo un margine di crescita elevato che può contare anche sulla fattiva collaborazione di Slow Food”.