E’ stata la domenica del Vescovo Gianpiero Palmieri: la prima da Pastore della Chiesa ascolana. Il programma “di ingresso diffuso” annunciato è stato rispettato, tutto organizzato alla perfezione.
L’ingresso diffuso del Vescovo Gianpiero
Il nuovo Pastore della Diocesi di Ascoli Piceno aveva espresso il desiderio di essere lui ad andare a visitare il popolo di Dio, là dove vive. E così è stato.
Di prima mattina ha fatto visita alle comunità più colpite dal terremoto del 2016: le comunità arquatana, montegallese, del Fluvione e dell’acquasantano. Poi è andato a Villa Pigna, dove ha incontrato le comunità della Vicaria del Marino. In tarda mattinata è andato a Pagliare per visitare le comunità della Vallata del Tronto e di Offida.
Nel pomeriggio, prima ha salutato tutte le autorità civili e militari, poi ha ricevuto il benvenuto ufficiale del Sindaco di Ascoli Piceno e di una rappresentanza della Quintana.
Alle 16.30 ha fatto il suo ingresso ufficiale nella Cattedrale di Ascoli Piceno. Non senza aver prima salutato e benedetto i fedeli che lo aspettavano nei pressi del sagrato.
Il messaggio alla Chiesa ascolana
La prima messa da Pastore della Chiesa ascolana il Vescovo Palmieri l’ha celebrata insieme a due Cardinali, 21 Vescovi e tutto il presbiterio diocesano. Un segno importante. L’articolo con i dettagli può essere letto qui.
Nella omelia, spiegando le letture, ha indirizzato il suo primo messaggio da Vescovo ai fedeli diocesani. (Il secondo, in verità: il primo lo abbiamo riportato qui).
“Carissima Chiesa di Ascoli Piceno – ha esordito – eccoci allora insieme, popolo di Dio. Comincia il nostro cammino: insieme”.
Ha sottolineato di essere il secondo vescovo mandato da Roma. Perchè il primo fu Emidio “che il Papa da Roma mandò fra i Piceni”. In un luogo nel quale l’annuncio del vangelo non era ancora arrivato, ma dove Emidio trovò un popolo ben disposto. “Con Emidio – ha spiegato il vescovo – la fede ha raggiunto questo luogo, è stata tramandata di generazione in generazione ed è giunta fino a noi. Oggi. Da Emidio la fede è arrivata fino a noi, che la sentiamo nei nostri cuori. E’ questa la Chiesa, ed è questa origine che dobbiamo sempre ricordare: al cuore dell’esperienza della Chiesa c’è questa fede”.
L’Avvento come tempo di attesa
Ha evidenziato, mons. Palmieri, che il suo cammino nella Diocesi ascolana inizia in un momento speciale. E significativo: “cominciamo il cammino insieme, vescovo Gianpiero e voi, all’inizio dell’anno liturgico, nel tempo di Avvento. Il tempo dell’Avvento è un tempo straordinario. Ci dice che noi non siamo tutto, che noi non conosciamo tutto e che non abbiamo tutto chiaro: attendiamo. Attendiamo che Dio si mostri, attendiamo che Dio ci parli. L‘Avvento ci mostra la nostra radicale insufficienza: abbiamo bisogno di attendere, abbiamo bisogno di ascoltare. E Dio ci viene incontro. Ecco: l’Avvento ci ricorda che Dio ci viene incontro, viene continuamente nella nostra vita. E lo fa in mille modi”.
La paura è nemica della vita cristiana
Riferendosi al Vangelo di Luca, il Vescovo ha parlato dei momenti difficili e impegnativi, quelli che non mancano mai. Nè nella vita dei singoli nè nella vita delle comunità. Ha citato la crisi economica del 2008, il sisma del 2016, la pandemia. E ha trasmesso “speranza”. “Possiamo anche attraversare la paura – ha detto – senza farci schiacciare. Sì, la paura è qualcosa che può schiacciare, ce lo dice la parola stessa. Ma la paura è nemica della vita cristiana. Quando proviamo paura, quando sentiamo che la paura ci schiaccia, allora dobbiamo fare quello che ci ha detto Gesù. Gesù ci ha detto di alzare il capo. Ci ha detto: io sono lì accanto a te, io sono in mezzo a voi. Ci ha detto: io cammino con te, sono io il Signore della storia e sono io che realizzo il mio regno anche quando sembra che tutto cada a pezzi”.
Di cosa è fatto il Regno di Dio
Speranza, ancora tanta speranza nelle parole del Vescovo. E la spinta a essere co-costruttori del regno di Dio. “Il regno di Dio – ha spiegato – è fatto di incontri. Il regno di Dio è fatto di sguardi. E’ fatto di mani che si stringono. Il regno di Dio è fatto delle relazioni di tutti i giorni, quelle che reggono l’urto delle cose brutte. Quelle che rimangono. Perchè anche se siamo schiacciati da tante cose, non siamo sconfitti: siamo vivi, più vivi che mai. Perchè il Signore risorto, che ci ha donato il suo Spirito, impedisce che noi veniamo schiacciati”.
Abbiate un amore esagerato
Commentando poi la lettera di san Paolo ai Tessalonicési, ha invitato la comunità diocesana a sovrabbondare nell’amore. “Allora – ha concluso – Chiesa di Ascoli Piceno: camminiamo insieme, tutti. Tutti quanti: senza mettere da parte nessuno, senza dire a nessuno no, tu non ne fai parte. Siamo una comunità che vive di fede, perchè mette al centro la parola di Dio. E siamo una comunità che vive di speranza, perchè non ci facciamo schiacciare dalla paura. Siamo una comunità che vive di carità. E allora vi dico, con San Paolo: sovrabbondate nell’amore! Sì, abbiate un amore esagerato verso tutto e tutti. E crescete nell’amore”.