Nei mitici anni ’80 cominciò a girare un termine giapponese: “Hikikomori”. I terapeuti utilizzavano la parola per descrivere un disturbo che colpiva per lo più ragazzi dai 14 ai 30 anni. Ragazzi che decidevano di tagliare i ponti con il mondo per ritirarsi in casa. Il governo giapponese prese molto sul serio il fenomeno, anche perchè si diffondeva rapidamente e in maniera apparentemente inspiegabile. Interessando per lo più la popolazione maschile.
La sindrome da ritiro sociale in Italia
A distanza di qualche decennio, si è constatato che l’Hikikomori ha preso piede anche in altri Paesi nel mondo. Compresa l’Italia. E’ la cd. Sindrome da ritiro sociale: secondo le ultime rilevazioni ne soffrono almeno 100.000 italiani. Ho scritto almeno, non a caso: il fatto è che risulta estremamente difficile individuare le persone che “si ritirano in casa”. Ed è altrettanto difficile distinguere chi soffre di tale sindrome da chi soffre di altri disturbi, come la depressione per esempio.
Chi viene colpito dalla sindrome si isola dal resto del mondo per un tempo indefinito: per qualche settimana o per qualche anno. Anche per sempre.
Il fenomeno non riguarda più solo i ragazzi e non più solo la popolazione maschile. Non è più nemmeno un problema individuale, ma un problema di salute della comunità. Un grande, enorme spreco di patrimonio umano.
L’Hikikomori italiano
Gli studi condotti in Italia hanno dimostrato che la sindrome non è strettamente collegata, come si è pensato in un primo momento, a una eventuale dipendenza da internet. E’ stato invece riscontrato un legame con alcuni tipi di trauma, causati per esempio dall’aver subìto atti di bullismo o abusi o ancora violenza.
E’ emerso, inoltre, il cd. deficit di adultità. Quel fenomeno, cioè, per cui gli adulti troppo spesso non vedono o non sono disponibili a un dialogo su temi difficili. Oppure si girano dall’altra parte, esercitando il loro potere in modo arbitrario.
In Italia è attiva Hikikomori Italia, associazione nazionale di informazione e supporto sul tema dell’isolamento sociale giovanile.