Se c’è qualcosa che nel corso degli ultimi giorni ha fatto davvero tanto parlare di sé è la decisione, da parte di Mark Zuckerberg, di rinominare la compagnia multimiliardaria Facebook in favore di un conglomerato dal nome e dall’identità diversa.
Facebook ora è soltanto un frammento di un colosso più grande, un colosso chiamato Meta che da oggi in poi porterà una nuova visione dell’internet all’interno di ogni micromondo: gambling compreso.
Cos’è Meta?
Meta al momento non è altro che una futurubile (ma indubbiamente affascinante) visione dell’internet che verrà. Il concetto principale dietro la nuova creatura di Zuckerberg è il metaverso, un vero e proprio mondo virtuale dentro il quale proiettare un’identità digitale quanto più tangibile possibile.
Nel lungo filmato di presentazione mostrato al Facebook Connect il founder del colosso americano ha mostrato alcune delle caratteristiche di questo metaverso: un non-luogo dove è possibile interagire in maniera stratificata e realistica attraverso le tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale, due tecnologie sempre più popolari grazie agli sforzi di diverse aziende tra le quali Oculus (acquisita da Facebook nel 2014).
L’utilizzo delle suddette tecnologie servirà a permettere una cosa molto specifica: una convergenza vera e propria tra il reale ed il virtuale, un nuovo modello di interazione ed un deciso passo in avanti verso il futuro della rete: un futuro nella quale le limitazioni che al giorno d’oggi interessano tutti gli aspetti di internet saranno assenti.
Tra le proposte più audaci di Zuckerberg c’è quella di voler rendere il metaverso un luogo animato dalle stesse leggi di mercato che regolano il mondo reale sfruttando le tecnologie venute alla ribalta con la comparsa degli NFT nella vita di tutti i giorni. La blockchain, infatti, sarà utilizzata per generare i certificati di proprietà degli oggetti che potranno liberamente venir creati all’interno dell’infrastruttura telematica di Meta. Gli oggetti avranno un valore, avranno un loro mercato e permetteranno alla piattaforma di evolversi in maniere che probabilmente al giorno d’oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Il risultato finale sarà la creazione di nuovi posti di lavoro, di nuove attività, di nuove abitudini e di cose il cui raziocinio risulta davvero complicato.
Un complicato tentativo di rinascita
Nonostante tutte queste belle parole l’ultimo periodo è stato forse uno dei più difficili per il colosso di Menlo Park, duramente colpito da una lunga serie di scandali provenienti da diverse informazioni scottanti venute alla luce.
Frances Haugen, infatti, è una ex dipendente dell’azienda che alla fine dell’estate del 2021 ha presentato al congresso degli stati uniti una lunghissima serie di documenti riguardanti l’integrità civica della piattaforma Facebook e delle piattaforme ad essa connessa (principalmente Instagram).
I risultati sono stati devastanti per l’immagine pubblica per la compagnia che ha dimostrato di essere più interessata al suo profitto che agli effetti che aveva sui suoi utenti. I Facebook Files hanno scombussolato (forse per sempre) i piani dell’azienda mostrandone al mondo l’aspetto più marcio.
La whistleblower ha spiegato durante un lungo servizio del programma americano 60 Minutes, che la compagnia ha dichiarato internamente più volte di essere maggiormente interessata ad accontentare le richieste degli azionisti rispetto al volere morale dei suoi dipendenti. Per questo motivo la compagnia ha impiegato diverso tempo per risolver (non sempre riuscendo) problemi legati ai contenuti, andando ad azzoppare pagine legate ai bookmakers non aams legali invece di combattere droghe o traffico di esseri umani.
La piattaforma, specie in Italia, ha b diverse delle infrastrutture legate al mondo del betting in seguito al decreto dignità rendendo più difficile l’informazione in merito; il suo operato però è risultato indigesto anche nei confronti dei non giocatori, complice anche la presenza in maniera massiccia di contenuto decisamente più pericoloso e poco idoneo alle linee guida della piattaforma.