Cna Picena e Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo intervengono sull’estensione dell’obbligo di green pass anche per la totalità dei lavoratori privati. Dal prossimo 15 ottobre.
La posizione di Confartigianato Imprese
Sì al green pass, ma potrebbe bloccare la produzione. E di sicuro avvantaggerebbe abusivismo e lavoro nero. E’ l’allarme lanciato da CGIA Macerata-Ascoli Piceno-Fermo. L’avvicinarsi del 15 ottobre preoccupa il settore produttivo, che potrebbe rischiare un brusco blocco. Con conseguenze disastrose che annullerebbero la lenta ripartenza: 3,7 milioni di dipendenti del settore non sono vaccinati.
“Il tempo stringe, il fermo della produzione è più di uno spauracchio – ammette Giorgio Menichelli, Segretario CGIA.– Tra pochi giorni molti imprenditori si troveranno nella condizione di non poter proseguire la propria attività. Ricordiamo, infatti, che le ditte dei nostri associati hanno una dimensione media di poche unità: 4 o 5 al massimo, compreso il titolare. E rappresentano il motore trainante dell’economia nazionale. Dall’oggi al domani potrebbero svegliarsi senza indispensabile manodopera, difficilmente sostituibile. Per loro sarebbe una condanna improvvisa, non sapendo al momento, anche per questioni di privacy, quali dipendenti sono vaccinati, quali no. L’incertezza scoraggia: lo stop anche di un singolo tassello della filiera produttiva peserebbe a cascata su tutto il comparto”.
Con una recente indagine Confartigianato ha raccolto le opinioni di un campione ampio e significativo di imprenditori delle province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo. Lo studio ha evidenziato come gran parte di loro (il 59%) è convinta che il green pass obbligatorio complicherà il reperimento di nuova manodopera in caso di bisogno. Una percentuale che si impenna nei settori metalmeccanico, edilizia, tessile e calzatura.
“Questi comparti scontano da tanto una mancanza cronica di personale altamente specializzato – prosegue Menichelli – e il perdere anche una sola professionalità arresterebbe la produttività. Certe figure non si trovano subito sul mercato, rimpiazzarle è difficilissimo. Penso a orlatrici, addetti al fissaggio, saldatori, manutentori, montatori… la lista è lunga. Così come è difficile chiedere al dipendente di sottoporsi periodicamente al tampone, dal momento che si stima un costo mensile di 180 euro per i test. Chi pagherà una cifra così importante?”.
“La nostra posizione è chiara – interviene il presidente interprovinciale Enzo Mengoni – ed è quella di aderire alla campagna vaccinale. Ma ritorniamo anche su un altro aspetto: l’incombenza dei controlli non può ricadere esclusivamente sulle spalle delle aziende e gli imprenditori non possono fare gli sceriffi. Inoltre, la certificazione apre un altro tema centrale. Come verranno controllati i lavoratori irregolari che svolgono abusivamente attività artigiane? Il sommerso e le aziende totalmente abusive sono irrilevabili, specie per quei lavori che si consumano nelle abitazioni private. Gli abusivi saranno avvantaggiati dal green pass, perché potranno comunque operare”
La posizione di Cna Picena
Anche Cna è favorevole al provvedimento. Ma anche per Cna c’è un ma… “Ma con regole chiare per le imprese. Il decreto presenta criticità – spiega Francesco Balloni, direttore di Cna Ascoli – che esporrebbero le imprese al rischio di sanzioni ingiustificate”.
Nel corso dell’audizione davanti alla Commissione affari costituzionali del Senato, Cna ha evidenziato che la normativa è incerta e confusa riguardo applicazione e modalità/responsabilità dei controlli in capo al datore di lavoro.
“E’ necessario un intervento urgente per semplificare e rendere chiara la normativa – ha dichiarato Arianna Trillini, presidente di Cna Picena – che è quasi impossibile da applicare nella piccola impresa”.
Cna ritiene indispensabile la sospensione temporanea di alcuni vincoli della privacy per consentire al datore di lavoro di acquisire e conservare le informazioni sulla durata del green pass di ciascun collaboratore assicurando, così, controlli efficaci. Anche se il decreto lascia all’impresa la facoltà di definire le modalità dei controlli, per moltissime attività economiche questo esercizio risulta impossibile. Solo a titolo di esempio: nel trasporto merci e persone, costruzioni o installazione impianti il controllo quotidiano sul possesso del green pass non è realistico.
Per le imprese con meno di 15 dipendenti, la normativa prevede la possibilità di sostituire il lavoratore sospeso non in possesso di green pass per un periodo massimo di 10 giorni, rinnovabile una sola volta. Ma, nonostante la nuova formulazione contenuta nel decreto Cna ritiene necessari ulteriori chiarimenti su numerosi aspetti applicativi. E ritiene sia indispensabile superare incertezze e ambiguità, con l’obiettivo di garantire la salute delle persone e il rilancio dell’economia. Senza però vanificare l’impegno e i grandi sacrifici di cittadini e imprenditori fin dall’inizio della pandemia.
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