I ragazzi e i bambini sono tornati a scuola al 100% in presenza. La prima campanella dell’anno, ha riportato nelle aule marchigiane complessivamente 200mila studenti.
Scuola, soliti problemi extra Covid
Con il ritorno a scuola si ripresentano puntualmente le criticità del sistema. In un territorio frammentato e con un entroterra soggetto a spopolamento, i Comuni hanno fatto molta fatica a mantenere attive le classi. Se poi sono riusciti a farlo, è arrivata la scure del personale scolastico fornito a singhiozzo. Classi pollaio o no e gli accorpamenti nel segno della razionalizzazione delle risorse, hanno notevolmente ridotto la qualità delle nostre scuole.
Dentro istituti con l’incognita delle certificazioni antisismiche ma con i sistemi di ventilazione adeguati alla normativa vigente, i ragazzi sono tornati a sedersi su banchi. Se ai problemi persistenti ci si aggiunge il terzo anno di pandemia, il sistema sta compiendo un miracolo per educare ed istruire il nostro futuro. Il tutto senza quella progettazione o quel coraggio di voler cambiare.
Tornano i compagni di banco
Sono tornati i compagni di banco e quell’idea di scuola a cui eravamo abituati prima del Covid. Con loro anche la presenza fisica seduti fianco a fianco. Questo perché si registrano aule dove l’unica alternativa è quella, troppo strette per garantire distanziamenti. Dopotutto i ragazzi hanno voglia di stare insieme ma ci si affida al loro senso di responsabilità.
Non se ne parla più
Tra le questioni rimaste in sospeso mentre il nuovo anno scolastico è ripartito, ce ne sono diverse. Una su tutte la questione dei banchi a rotelle. Ma il problema alla fine non è il loro utilizzo, ma sono gli spazi e le aule. Classi numerose non risolvono il quesito del distanziamento. Ma oltre al distanziamento c’è anche il problema dell’insegnamento.
Altro discorso accantonato risulta l’adeguamento sismico degli istituti in un territorio sensibile alla tematica. Mascherine, tamponi e scaglionamenti hanno oscurato questioni che meriterebbero la giusta considerazione.