Il Consorzio Tutela Vini Piceni è stato presente al 33° Salone internazionale del biologico e del naturale (Sana) di Bologna, tenutosi dal 9 al 12 settembre. La compagine di aziende era consistente ed è stata ospite presso lo stand collettivo predisposto dall’associazione Food Brand Marche.
Questa importante partecipazione si sposa appieno con l’obiettivo delineato dall’assessore regionale all’agricoltura Mirco Carloni, ovvero Il Distretto Biologico unico delle Marche che sarà il più grande d’Italia e d’Europa.
I numeri evidenziati dal presidente Giorgio Savini, infatti, sono in linea con l’obiettivo dell’Assessorato. E parlano chiaro: l’82,3% della produzione delle aziende del Consorzio è di tipo biologico. Un risultato portato a casa dalle due province di Ascoli Piceno e Fermo, geograficamente nell’area che va dal Chienti al Tronto, da Monte San Pietrangeli ad Arquata.
Il Consorzio Tutela Vini Piceni
E’ una realtà composta da 56 aziende, per un totale di 600 viticoltori circa coinvolti. Vanta 1 vino DOCG ovvero l’Offida, nelle tipologie Pecorino, Passerina, Rosso, e 3 vini DOC: Rosso Piceno, anche nella tipologia Superiore, Falerio, anche nella tipologia Pecorino, e Terre di Offida, nelle tipologie spumante e passito.
“Questo territorio è stato sempre all’avanguardia in tal senso. – ha dichiarato il presidente Savini – Non a caso, le aziende del Consorzio hanno iniziato a operare con i criteri di produzione biologica già nel 1992, quasi 30 anni or sono. E operare in questo settore, dove vigono norme e regolamenti stringenti, è tutt’altro che facile: servono competenza, fatica e sacrificio. Qualche volta occorre saltare cene, cerimonie o attese partite di calcio se le condizioni climatiche ti impongono di intervenire. Inoltre con il biologico si sacrifica inevitabilmente una parte di produzione perché la copertura contro la malattia non è sempre totale. Di contro, operare il biologico è soprattutto una filosofia, un modo di pensare, un obiettivo professionale che ripaga i sacrifici.”
“Effettuare trattamenti solo quando si ha l’effettiva necessità, – insiste il presidente – e con prodotti praticamente innocui, ci permette di passeggiare in vigna subito dopo essere intervenuti. Qualche anno fa era impensabile, oggi è la normalità. La zona coperta dal Consorzio si presta molto al biologico perché è un territorio favorito anche dal clima, dove la vicinanza mare-montagna porta alla mitezza delle stagioni: Si riesce ad avere una buona produzione in biologico utilizzando pochi trattamenti.”
Gli obiettivi del patto per il Distretto biologico
Tra i tanti obiettivi del patto che l’assessore Carloni ha firmato lo scorso 8 aprile per creare Il Distretto Biologico unico delle Marche, ci sono:
1) Incrementare la superficie agricola utile coltivata a biologico, passando dall’attuale 20% al 100% nelle aree Natura 2000 nei prossimi 10 anni.
2) Potenziare la ricerca, la sperimentazione e la formazione nel settore del biologico per migliorare la qualità e la produttività delle coltivazioni.
3) Tutelare e valorizzare la nostra biodiversità in alternativa agli OGM.
4) Favorire e consolidare le filiere del biologico di prodotto e di territorio.
5) Estendere la certificazione del biologico fino alla tavola dei consumatori.
6) Promuovere il consumo dei prodotti biologici nelle mense e nei circuiti commerciali.
7) Promuovere le Marche come regione biologica con una elevata qualità della vita, al fine di accrescere la sua attrattività turistica.