Le fave di Favalanciata maturano anche in Sudafrica. La coltura ha completato il proprio ciclo naturale e dai semi sono nati i baccelli.
Le Fave come simbolo di unione
Lo scorso febbraio la Comunità Slow Food di Favalanciata aveva inviato dei semi in Sudafrica. I semi autoprodotti derivavano dal raccolto del 2020, quello ottenuto in emergenza pandemica a pochi giorni dal termine del lockdown totale.
Attivando la rete internazionale Slow Food, il portavoce della comunità locale Matteo Mattei ha dato il via ad uno scambio internazionale. Dopo aver vissuto l’esperienza del terremoto prima e dalla pandemia poi, la volontà di condividere la propria biodiversità culturale nel segno della stessa Terra Madre. Una biodiversità che si basa sulla tenacia e la volontà di guardare sempre ad un futuro migliore.
I semi in Sudafrica nel segno di Slow Food
I semi delle fave di Favalanciata sono stati piantati nella zona nord est del Sudafrica. Nello specifico, sono stati seminati nella regione verde del Limpopo. Il tutto grazie alla preziosa collaborazione e attività della Comunità Slow Food di Vhembe Gardens.
I baccelli raccolti sono già stati messi a essiccazione per l’autoriproduzione dei semi. Questi saranno nuovamente messi a terra per tramandarne la coltivazione. Una naturale unione di intenti creata tra due Comunità distanti oltre 12 Milà chilometri, praticamente tra due parti opposte del mondo.
Da Favalanciata al Limpopo
Dopo la crema gourmet di fave, i semi delle sue fave fresche sono diventati ambasciatori del piccolo borgo nel Comune di Acquasanta Terme. La preservazione della biodiversità agricola e delle tradizioni parte dal basso. Un’iniziativa di scambio diretto tra piccoli coltivatori privati. Una nuova modalità con cui tramandare e diffondere conoscenze nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi. Due comunità impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agroalimentari locali e dell’ambiente che le ospita.