Il Coronavirus ha provocato nel 40% del personale sanitario, reazioni acute di stress. I risultati vengono condivisi dalla ricerca internazionale coordinata dall’Università di Pisa e pubblicata sul “Journal of Environmental Research and Public Health”. I livelli di stress appaiono particolarmente critici negli operatori sanitari in prima linea nei reparti ospedalieri.
La pandemia da Coronavirus ha provocato nel 40% del personale sanitario reazioni acute di stress tanto più aggravate dalla vicinanza e dal tempo trascorso con i pazienti e le loro famiglie. Le operatrici donne hanno mostrato effetti maggiori rispetto agli uomini. I livelli appaiono particolarmente critici soprattutto negli operatori in prima linea in reparti come la rianimazione a confronto con i casi e i pazienti più gravi. Si rende così necessario intervenire con un supporto psicologico specifico anche all’interno degli ospedale. Tale supporto può facilitare il ripristino di una serenità lavorativa e della routine quotidiana.
Lo studio
L’istantanea è stata fornita da una rilevazione condotta su un campione di 184 partecipanti provenienti da 43 paesi e 5 continenti diversi. Il periodo della rilevazione è stato compreso tra il 1 maggio ed il 15 giugno 2020. Lo studio pubblicato sul “Journal of Environmental Research and Public Health” è stato condotto all’Università di Pisa. Il lavoro è stato svolto dal professor Angelo Gemignani insieme al dottor Ciro Conversano, alla dottoressa Graziella Orrù con la collaborazione dell’Auxilium Vitae Rehabilitation e la Fondazione Volterra Ricerche ONLUS.
La sofferenza psicologica dei pazienti e le loro conseguenze negative hanno contribuito allo sviluppo in medici e infermieri di una reazione acuta. Una reazione assimilabile al disordine da stress post-traumatico. Un quadro clinico che generalmente comprendono irrequietezza e umore negativo. A questi si aggiungono sintomi dissociativi e alterazioni della reattività sia nel lavoro che nella vita privata. La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari è stata accertata attraverso il metodo EMDR. Il metodo è stato inventato dalla psicologa americana Francine Shapiro, che alla fine degli anni ’80 scoprì che i movimenti oculari volontari riducevano l’intensità dei pensieri negativi disturbanti ed il disagio emotivo legato a esperienze di vita stressanti e traumatiche.