In una stupenda ed interessante località dal punto di vista paesaggistico, a 963 m slm, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, affacciata sulle Gole del Salinello e sui Monti Gemelli ascolani, è possibile scorgere i ruderi di quella che in passato fu una roccaforte militare e di avvistamento fatta edificare per volere di Manfredi, figlio naturale di Federico II di Svevia e Bianca Lancia, per difendere il confine settentrionale del regno, sui resti di un’opera difensiva romana, cioè un accampamento fortificato (castrum) posto come punto di vedetta sulla Salaria.
Per raggiungere il castello a piedi, con una corta e facile escursione ad anello ma di grande bellezza, è possibile parcheggiare e partire dal piccolo abitato di Macchia da Sole, nel comune di Valle Castellana.
Castel Manfrino: la sua storia
Dopo i romani, il castello fu occupato dai Longobardi, per passare al Regno di Napoli che lo avrebbe utilizzato come luogo di osservazione privilegiato sulla linea di confine con lo Stato Pontificio.
L’impianto, il cui assetto definitivo sarebbe riconducibile al XIII secolo, si sviluppa per tutta la lunghezza del colle (quasi 120 m di lunghezza e una larghezza che va dagli 8 ai 20 m), di cui oggi restano riconoscibili tre torri d’avvistamento: la più grande, il torrione Angioino, a nord, la torre Sveva a sud e al centro il mastio, abitazione del castellano e difesa ultima del castello. La rocca venne abitata da Manfredi di Svevia che, governando dal 1232 al 1266, fu l’ultimo re Svevo di Sicilia. Dopo la sconfitta inflitta da Carlo I, il forte passò sotto il controllo Angioino.
L’importanza strategica della costruzione fu essenziale fino all’inizio del Cinquecento, quando l’uso della polvere da sparo per scopi bellici diminuì la funzionalità di tali edifici e decretò la loro lenta decadenza; in più, in epoca moderna parte del castello venne destrutturato per utilizzare pietre e materie prime probabilmente nella vicina Macchia da Sole.
Due curiosità: tradizione popolare vuole che il castello fosse collegato tramite un tunnel sotterraneo alla fortezza di Civitella de Tronto e un’altra, ancor più fantasiosa, narra che il corpo di Manfredi sia sepolto da qualche parte nella zona, essendo la sua presenza fortemente collegata al territorio piceno (ad esempio, nella casa medievale che si affaccia sulla piazza del piccolo borgo di Castel Trosino si crede egli abbia dimorato).