Giovanna Garzoni nasce ad Ascoli Piceno da madre probabilmente ascolana e padre originario di Venezia e, purtroppo, sappiamo poco del suo periodo piceno. Figlia d’arte, dato che la famiglia della madre praticava l’oreficeria da generazioni, viene guidata nel suo primo approccio al disegno dallo zio. Non conosciamo con precisione il suo anno di nascita, ma dalla datazione desunta dal dipinto La Sacra Famiglia possiamo ipotizzare che sia nata nel 1600, essendo il quadro firmato e datato 1616 e realizzato dall’artista all’età di 16 anni.
La storia di Giovanna Garzoni
Soggiorna, dopo il primo periodo ascolano, a Venezia, dove vive con il fratello e si sposa alla fine del 1622, contraendo un matrimonio non duraturo perché, sembrerebbe, vincolato da un voto di castità da parte di Giovanna. Il matrimonio, così, viene sciolto solo due anni dopo. Nel 1630, sempre accompagnata dal fratello, si trasferisce più a sud, a Napoli, dove lavora per alcuni importanti committenti, come il viceré spagnolo. Da Roma, poi, si sposta a Torino ma, animo inquieto, il suo peregrinare per le città italiane continua: si trasferisce a Firenze, rimanendovi per circa 10 anni e lavorando su commissione per i
Medici. Proprio a Firenze definisce una volta per tutte il suo stile pittorico, che si basa sull’osservazione scientifica di nature morte. Muore a Roma nel 1670, dove trascorre l’ultima fase della sua vita.
La poetica pittorica di Giovanna Garzoni
Miniaturista, ritrattista, pittrice accurata di nature morte e illustratrice scientifica, la Garzoni riesce a dipingere un intero universo chiudendolo nelle sue nature morte che, paradossalmente, esprimono la vita con tutta la sua potenza: secoli dopo, non a caso, il pittore metafisico Giorgio de Chirico fa notare che le nature morte dovrebbero chiamarsi Still Life (“vita silenziosa”), avendo insito in esse un soffio vitale silente ma energico, che si esprime per mezzo del volume, dei colori e della forma.
Come si sa, le nature morte nella storia dell’arte raramente sono un mero esercizio di stile: nonostante i colori e la lucentezza, richiamano anche qui, come memento mori, allo scorrere circolare del tempo, allo splendere e all’appassire di tutte le cose. E non a caso la committenza della pittrice è più laica che ecclesiastica. Giovanna Garzoni è pittrice dell’immaginario esotico e nostrano di epoca barocca, del lato poetico e suggestivo degli oggetti della quotidianità, di microcosmi che sono mondi interi: in piccole opere, coniuga oggetti come porcellane cinesi e frutti stranieri con raffinati piatti e pietanze tipicamente inglesi ed europee. La donna, infatti, era solita osservare dal vero, quando possibile, ogni minimo dettaglio, anche il più minuto, per poi trasfonderlo liricamente sulla tela, tra frutti al pieno del loro splendore, fiori in procinto di sbocciare e baccelli ormai appassiti.
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