Coronavirus, con la risalita dei contagi, purtroppo, è sempre più facile trovarsi a contatto con qualcuno risultato positivo al tampone.
Per chiarire le idee alla popolazione su come comportarsi in caso di incontro con positivi al Covid-19, il Ministero della Salute il 12 ottobre ha rivisto e aggiornato i protocolli da seguire per chi ha avuto un “contatto stretto” con un positivo, cioè un’interazione prolungata.
Coronavirus: cosa si intende per contatto stretto
Innanzitutto, occorre chiarire il concetto di “contatto stretto“: si tratta di un’interazione tra due o più persone prolungata (ad esempio, due persone che convivono o che consumano un pasto insieme) oppure breve ma significativa, che implichi il contatto fisico (come una stretta di mano) o una conversazione di almeno un quarto d’ora condotta senza mascherina.
Per i rapporti interpersonali che non contemplano il contatto stretto il Ministero non ha emanato linee guida particolari, oltre a quelle che ormai da mesi siamo abituati a conoscere, quali l’utilizzo dei dpi, l’igienizzazione delle mani e il rispetto della distanza di sicurezza.
Bisogna notare, però, che anche in caso di contatto stretto con un positivo la quarantena non è automatica: essa inizia quando il nome di chi ha avuto tale contatto viene registrato dalla ASL di competenza, perché l’Autorità Sanitaria analizzando la situazione crede che possa essere a rischio.
Contatto stretto con un positivo: come comportarsi
Secondo la circolare diffusa dal Ministero della Sanità il 12 ottobre, il contatto stretto di un positivo (oltre che, ovviamente, dal positivo stesso) può essere allertato dalla ASL, responsabile dell’attività di tracciamento. In tal caso, ci si deve mettere in quarantena, rimanendo il più possibile isolati dal mondo esterno e aspettando la valutazione del medico di base o della ASL, che decidono se eseguire o meno il tampone. La prassi, in questo momento, è di sottoporre a test solo i contatti stretti che sviluppano sintomi, anche lievi.
A questo punto, ai contatti stretti asintomatici per uscire dalla quarantena si aprono tre strade: effettuare un test al decimo giorno dal contatto con il positivo o tornare a uscire, senza effettuare test, dopo 14 giorni. In caso il test sia stato effettuato nei primi 10 giorni, anche se l’esito è negativo l’obbligo di quarantena fino al decimo giorno permane, poiché si stima che il tempo di incubazione del virus sia appunto di 10 giorni.
Cosa fare se si risulta positivi
Se, a seguito degli accertamenti, il contatto stretto risulta positivo l’obbligo di quarantena si trasforma in isolamento, cioè obbligo di separazione fisica anche dai componenti del proprio nucleo familiare. Se il positivo è asintomatico, l’isolamento dura 10 giorni dall’esito del primo tampone, trascorsi i quali ci si sottopone a un altro test. Se il nuovo tampone risulta negativo, l’isolamento può considerarsi terminato; se i sintomi sono lievi la procedura è la stessa, ma si può uscire dall’isolamento solo qualora non ci siano stati sintomi nei 3 giorni precedenti al secondo tampone.
I sintomatici gravi, invece, vengono seguiti dall’ASL o direttamente dalle strutture ospedaliere della zona.
E i contatti stretti dei contatti stretti?
Per ora, il Ministero non prevede quarantena o test per i contatti stretti dei contatti stretti, ad esempio per i conviventi, a meno che il contatto stretto non si sottoponga a test e risulti positivo.
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