Il Monte Ceresa è una porzione di territorio preappenninico che si estende tra i Comuni di Roccafluvione, Acquasanta Terme e Montegallo, ricca di acqua, boschi, arenaria e di storia, leggende e ataviche credenze popolari.
Caratterizzata da un massiccio abbandono a partire dagli anni ’60, alcuni giovani originari del luogo stanno tentando di farla rivivere nuovamente. Ne abbiamo parlato con Luca Cruciani, Presidente dell’Associazione Ecomuseo del Monte Ceresa, e Francesca Silvi.
Ecomuseo del Monte Ceresa, di cosa si tratta
Spiegando cosa sia un Ecomuseo, Luca lo ha definito “un modo di fare bene al territorio: si tratta di un museo all’aperto, diffuso. Tra i nostri obiettivi c’è il ripristino dell’antica rete sentieristica, la valorizzazione degli ambienti di vita e di lavoro tradizionali, il recupero di radici storiche e di momenti di vita materiale e immateriale tramite eventi dedicati o pubblicazioni. Vogliamo farlo, però, coinvolgendo la comunità locale e facendola diventare protagonista. Il nostro non è un approccio nostalgico, non vogliamo limitarci a rievocare ciò che è stato: il Ceresa non può – e non deve – essere come era anni fa: bisogna andare avanti, capire gli errori e raccogliere l’eredità positiva che i nostri avi ci hanno lasciato, senza idealizzare”.
Ecomuseo del Monte Ceresa: le attività
L’Ecomuseo del Monte Ceresa è una realtà molto attiva che, nel corso degli anni, ha realizzato numerosi eventi, progetti e riaperture di sentieri. Tra gli ultimissimi, un corso tenuto da Massimiliano di Carlo, sui Suoni della tradizione Piceno Aprutina, alla scoperta delle sonorità popolari che hanno allietato per secoli i momenti di svago dei nostri antenati.
Uno dei fiori all’occhiello dell’Associazione è il festival, nato nel 2015 a Meschia, intitolato Omaggio al Paesaggio, un evento itinerante incentrato proprio sul Paesaggio, che si svolge in borghi che contano, ad oggi, una manciata di residenti. Dopo due anni, da Meschia il festival si è spostato a Colleiano, sempre nel Comune di Roccafluvione. “Vogliamo incentivare una cultura dell’accoglienza: è stata la base di
questi paesi, fino a non troppi anni fa, messi in collegamento solo da una rete sentieristica percorribile a piedi, che era il tessuto nervoso e cerebrale di questo territorio”. Quest’anno, a causa dell’emergenza Coronavirus, Omaggio al Paesaggio si è presentato in un altro format: è stata un’edizione particolare, che ha preso il nome Distanze d’Arte e ha raccolto delle opere realizzate da artisti contemporanei.
Per quel che riguarda la ricerca storica di esperienze riguardanti il territorio, l’Ecomuseo si sta facendo promotore di una collana chiamata Raccolti d’Autore; il numero 1 narra due storie simboliche per il territorio, una sul tartufo e una sul carbone: nel passato infatti Meschia era famosa per i suoi carbonai. “Storie di vita vera, insomma, corredate da leggende: le credenze popolari sui mazzamurelli, sulle fate e sulle misteriose luci che aleggiavano di notte erano corredo naturale della vita di un tempo, fino agli anni ’50/’60”, spiega Francesca.
L’Ecomuseo ha, poi, realizzato una biblioteca itinerante: delle casette diffuse sul territorio con libri al loro interno, “per ricreare un senso di comunità e condivisione, incentivando la cultura e la lettura in uno spazio ritrovato”. L’Associazione, infine, si occupa anche di cinematografia: il Fluvione Film Festival, giunto alla X edizione, tra i diversi premi, premia ogni anno il miglior cortometraggio che riguarda le aree interne dell’Appennino.
Tutte le informazioni sulle attività dell’Ecomuseo sono reperibili sul sito internet www.ecomuseomonteceresa.it o sulla pagina Facebook Ecomuseo del Monte Ceresa.