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Post sisma, a quasi quattro anni dall’anniversario del rovinoso evento, il Commissario Straordinario alla Ricostruzione Giovanni Legnini ha presentato il Rapporto sulla ricostruzione, che fa il punto della situazione sulla ricostruzione sia pubblica sia privata, ponendo come obiettivo l’apertura di almeno 5 mila cantieri entro la prossima primavera.

Ad un clima di sfiducia generale delle popolazioni terremotate, sicuramente non ha giovato l’emergenza Covid, che ha rallentato una ricostruzione già lenta di per sé.

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Post sisma, i dati emersi dal Rapporto sulla ricostruzione

Sono passati, infatti, quattro anni esatti dalle prime scosse che nell’estate del 2016 hanno raso al suolo decine di paesi dell’entroterra del Centro Italia, danneggiando circa 80 mila edifici privati, di cui 50 mila (quindi oltre il 60%) con gravi danni strutturali e 30 mila con danni lievi.

La ricostruzione, ad oggi, procede lenta: secondo il Rapporto sulla ricostruzione presentato da Legnini, per quel che riguarda la ricostruzione privata sono stati approvati in 4 anni 5.325 progetti, di cui 2.544 realizzati e 2.758 in corso d’opera; le opere pubbliche finanziate invece sarebbero 1.405, di cui 86 terminate e 85 con cantieri ancora aperti. Legnini, nel Rapporto, afferma che “il nostro obiettivo è quello di incrementarli in misura sempre maggiore nei prossimi sei mesi e di vedere aperti almeno 5 mila cantieri privati e pubblici per la prossima primavera, con un ritmo crescente nei mesi e negli anni successivi”.

Post sisma, i numeri della ricostruzione privata

I numeri della ricostruzione privata si rivelano esigui: “a fronte di 80 mila edifici che risultavano inagibili in base alle perizie per la valutazione iniziale del danno, 30 mila con danni lievi e 50 mila con danni gravi, dal momento del sisma al 30 giugno 2020 sono state presentate 13.948 richieste di contributo per la ricostruzione, di cui 9687 per danni lievi 4261 per danni gravi“, si legge nel Rapporto.

La stato di presentazione delle domande denota un clima di sfiducia da parte della popolazione, specie alla luce dell’imminente scadenza dei termini, fissata al 30 giugno e poi prorogata, causa Covid, al 20 settembre 2020. Attualmente, complici le poche richieste inoltrate, sono di nuovo agibili solo il 3% degli 80 mila edifici danneggiati e circa 41.600 mila persone sono fuori dalla propria abitazione, percependo o il CAS (Contributo Autonoma Sistemazione) oppure vivendo nelle SAE (Soluzioni Abitative d’Emergenza) o container.

A livello complessivo, sono state accolte 5.325 richieste e ne sono state respinte 678. Le richieste in corso di lavorazione, invece, sono 7.945. I fondi erogati dalla Cassa depositi e prestiti per la ricostruzione privata ammontano a 526.246.801,21 euro.

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