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Eventi Ascoli, si è conclusa la prima giornata di lavori di Ricostruire il Piceno, riabitare l’Appenino, parte di un progetto a lungo termine che punta a rispondere a diverse tematiche che non riguardano esclusivamente la ricostruzione materiale e la ripopolazione delle aree interne, ma anche un aumento della qualità della vita e la ripartenza dell’economia. Si tratta di un ampio programma di riformulazione che terminerà al Forum mondiale dei temi dell’abitare 2023 con l’obiettivo di condividere, attraverso la rete, le migliori esperienze maturate nelle Marche e in tutta la dorsale appenninica per approfondire la conoscenza delle problematiche da risolvere. L’idea di fondo è pragmatica: cercare di lavorare con gli imprenditori e con le istituzioni locali per proporre e realizzare il meglio per il territorio e per i suoi abitanti.

La prima tappa di questo ambizioso percorso di Officina Italia, di Carsa in collaborazione con la Fondazione Symbola, Federparchi – Europark Italia, Ance, CGIL, CISL, Uil, Consiglio Nazionale degli Ingegneri, si è svolta nella Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno. L’incontro ha offerto tanti spunti di riflessione, provenienti anche da personalità istituzionali, su diverse tematiche: dalla ricostruzione edile alla crisi economica post covid, dalla salvaguardia del patrimonio naturalistico all’influenza del cambiamento climatico.

La ricostruzione ed il territorio saranno argomenti al centro del dibattito anche nell’appuntamento odierno dalle ore 16 presso la Confindustria Centro Adriatico di Ascoli Piceno.

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Eventi Ascoli, il primo incontro di Ricostruire il Piceno, riabitare l’Appenino

Il primo dibattito è iniziato con le parole del Sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti: “Per far ripartire le aree interne non dobbiamo lamentarci, ma tendere la mano a tutti i territori: per il bene di tutti, Ascoli deve puntare a diventare una città metro-montana. Per attuare ciò, c’è bisogno di inserire il concetto di sartorialità nei provvedimenti: si deve ridurre il tempo di velocità degli atti, ma costruirli su misura della zona su cui avranno effetto. Attraverso la rete, vogliamo collegare tra loro le varie aree ed aumentare l’integrazione tra pubblico e privato per ripartire”.

Successivamente è intervenuto Roberto Di Vincenzo, Presidente di Carsa e Coordinatore di Officina Italia Roberto, che si è concentrato sul turismo: “Sulle aree interne si sta sviluppando un turismo di mobilità che abbraccia le caratteristiche dei nostri territori: in queste aree la qualità della vita può essere alta, noi dobbiamo impostare le giuste condizioni per farla fiorire. Un esempio? La fibra ottica. Tutti i Comuni ne saranno dotati entro il 2022 e saranno collegati con il resto del mondo”.

Il terzo ed ultimo intervento della prima discussione è stato quello del Segretario generale della Fondazione Symbolia Fabio Ranzi, il quale ha spiegato che “I due terremoti hanno solo accelerato delle dinamiche che sarebbero comunque venute fuori da qui a 20 anni. Ora dobbiamo ricostruire, ma possiamo farlo attraverso una messa in sicurezza tramite un progetto smart e innovativo che si rivolge ai territori più preziosi. L’Appenino è il parco più grande d’Europa, dobbiamo revitalizzarlo perché rappresenta un patrimonio immenso. L’Unione Europea mette in campo risorse consistenti: dobbiamo investire in salute, nel digitale e sull’ambiente”.

Ricostruire il Piceno, le richieste del territorio

Dopo le idee e le proposte delle istituzioni e dalle due organizzazioni specializzate su temi territoriali, c’è stato spazio per le richieste provenienti dal territorio. I primi a prendere la parola sono stati i professionisti tecnici della ricostruzione.

Non ha avuto dubbi Stefano Babini, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ascoli Piceno: “La vera responsabile del ritardo della ricostruzione è una burocrazia davvero ossessiva, aggravata per di più da tanti problemi tecnici negli uffici. Non è possibile che gli operatori sul territorio, cioè i protagonisti principali della ricostruzione, non abbiano voce in capitolo: c’è bisogno di un nuovo modo di relazionarsi e di lavorare insieme”.

La seconda parte dell’incontro è stata dedicata all’analisi del territorio e della sua popolazione. Angelo Galeati, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, ha illustrato come contrastare la fuga di tanti giovani: “Lo spopolamento riguardano l’interno nostro territorio, dalle montagne fino al mare, già da circa vent’anni: il sisma ha solo accelerato questo processo. Per il futuro c’è bisogno di infrastrutture e di servizi che creino nuovi stimoli per gli abitanti delle nostre zone”.

Successivamente ha preso la parola Augusto Curti, Coordinatore dei piccoli Comuni Anci Marche, ha spiegato come si muovono i diversi territori per fronteggiare situazioni di emergenza: “Il sistema della ricostruzione è centralizzato, la difficoltà principale dei tanti Comuni è restare uniti nonostante le loro differenze strutturali: in alcuni c’è bisogno soltanto di riparare e restaurare, mentre in altri si deve ricostruire da zero ed i tempi di lavoro sono inevitabilmente molto più lenti”.

Ricostruire il Piceno, l’emergenza climatica

Terzo ed ultimo macro-tema del primo dei tre giorni è stato quello della crisi climatica e di come questa vada ad influenzare l’afflusso e la ripresa economica nelle aree montane.

In videoconferenza Sergio Galbiati, Presidente Fondazione Hubruzzo ha lanciato l’allarme: “Quella del clima è un’emergenza reale, anche se in pochi si pongono davvero il problema. In realtà la consapevolezza del problema è il primo passo, anche se il tempo che abbiamo per recuperare è poco. La quarantena, sotto questo aspetto, ci ha aiutato per aprire gli occhi e spero che ci abbia anche responsabilizzato per il futuro. Per quanto riguarda il tema della qualità della vita in montagna, è impossibile non associarlo a quello dell’attività lavorativa: il tessuto economico deve arrivare ad essere compatibile con l’ambiente e deve essere capace di attrarre e sostenere i giovani”.

Tra gli altri interventi, un economista, il Vicepresidente CAIRE Giampiero Lupatelli, ha sottolineato la futura centralità della montagna: “L’argomento della pandemia ci cambierà la vita non per quello che è successo, ma per quello che succederà: davanti a noi c’è la più grande crisi economica che la nostra generazione abbia mai conosciuto. La pandemia inoltre ha messo in discussione densità e mobilità, elementi centrali della città: il consumo si sposterà sempre di più verso la montagna e verso il consumo di risorse ambientali”.

Donatella Ferretti, Assessore alla Cultura di Ascoli Piceno, spiega come le aree rurali siano state un po’ messe da parte dalle istituzioni: “La montagna è stata sempre penalizzata dalle politiche del nostro Paese, nonostante l’Italia sia in gran parte montana. Oggi chi vive in montagna viene visto con eroismo, non deve essere così. La pandemia ha impoverito ancora di più la montagna facendo chiudere scuole e ospedali, la politica deve fermare quello spopolamento continuo che ormai prosegue da decenni. Oggi stiamo riscoprendo i nostri territori ed è un bene, ma deve essere solo l’inizio: la montagna non deve essere colonizzata dalle istituzioni, ma messa in condizione di poter ripartire con la propria identità e con quella dei pochi che oggi ci vivono”.

Alessandra Faggian, Prorettrice Gran Sasso Science Institute, spiega concretamente la delicata situazione che vivono le zone di montagna: “Alcune aree remote sono al di sopra dei 600 metri, molto lontane dai più vicini centri abitati. Mancano i servizi essenziali, che sono un problema non solo della montagna ma di tutte le aree interne in generale: mi riferisco alle scuola, agli ospedali e ai trasporti. Per risolvere questi problemi serve un piano preciso che nel lungo periodo coinvolga sempre più maggior capitale umano, capitale sociale e capitale economico”.

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