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Economia Marche: a molte delle piccole imprese marchigiane manca la liquidità per far fronte alle spese aziendali e per questo, a meno che non si intervenga rapidamente, nel futuro saranno esposte a rischio usura.

“Occorre tenere molto alta la soglia dell’attenzione nei prossimi mesi, perché il problema della mancanza di liquidità per gli artigiani e per le piccole imprese può diventare molto serio. Il  tempo è fondamentale. I prestiti garantiti dallo Stato devono arrivare rapidamente, con procedure snelle ed automatiche. Occorre semplificare le procedure e gli istituti di credito devono comprendere che siamo in una situazione di emergenza e i finanziamenti alle imprese devono diventare prioritari. Inoltre vanno coinvolti e finanziati i Confidi che rappresentano da sempre un canale importante per il credito alle imprese e un baluardo contro il rischio usura. Tramite i Confidi, le imprese possono accedere al Fondo Nazionale Antiusura ed evitare di cadere nelle mani degli strozzini e della criminalità organizzata”,  afferma il segretario Cna Marche Otello Gregorini.

Economia Marche, i dati raccolti dalla Cna

Secondo l’elaborazione del Centro Studi Cna Marche dei dati Istat, il 56,1% delle aziende del sistema produttivo marchigiano (contro il 51,5% dell’Italia) teme di non poter far fronte alle spese correnti nei prossimi dei mesi, il 35,4% teme una riduzione della domanda e il 39,9% ritiene che ci siano seri rischi per la sostenibilità dell’attività. Le imprese marchigiane primeggiano nell’utilizzo della Cassa integrazione, a cui ha fatto ricorso il 72,2% delle imprese contro il 63,1% della media nazionale. La diffusione dello smart working riguarda nelle Marche solo il 19% delle imprese contro il 21,3% in Italia.

Tra le principali opzioni adottate per far fronte alla crisi troviamo la riorganizzazione di spazi e processi (23,1% delle imprese nelle Marche, percentuale allineata a quella dell’Italia) e la modifica o l’ampliamento dei metodi di fornitura dei prodotti/servizi (15% nelle Marche e solo 13,6% in Italia). La riduzione sostanziale del numero dei dipendenti è per le Marche meno diffusa (8,3% delle imprese) come opzione rispetto al dato generale del Paese (11,8%).

“La produzione di nuovi beni, offerta di nuovi servizi o introduzione di nuovi processi produttivi connessi con l’emergenza sanitaria (ad es. produzione di mascherine, respiratori etc.) riguarda una quota (7,0%) delle imprese maggiore rispetto al dato nazionale (5,3%) a segnalare una maggiore capacità delle nostre imprese di riposizionarsi su segmenti di domanda che presumibilmente avranno ulteriore impulso per effetto della pandemia e della necessità di fronteggiarla per un lungo periodo”, sostiene Giovanni Dini Direttore del Centro Studi Cna Marche.

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