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Coronavirus Marche, con la ripartenza della possibilità di spostamento fra comuni della stessa regione stanno affiorando le criticità economiche dovute a questo periodo di stop forzato, che ha colpito maggiormente i lavoratori precari ed irregolari, ma anche gli autonomi e i cassa integrati, per i quali, in alcuni casi, gli aiuti statali stanno tardando ad arrivare.

In primo luogo, crescono le nuove povertà e, con esse, le richieste di aiuto rivolte alla Caritas e l’impegno di gioielli di famiglia presso il Banco dei Pegni di Ancona per riuscire ad andare avanti.

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Coronavirus Marche, le nuove povertà

Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato, per l’Italia, a seguito della pandemia, una contrazione di Pil pari al 9,1% e, per il 2020, una recessione globale del 3%, considerando l’Italia uno dei paesi più colpiti dalla crisi, seguita solo dalla Grecia.

Nelle Marche, in particolare, quando è scattata la fase 2, il Banco dei Pegni di Ancona ha registrato un afflusso di pubblico superiore al 30% rispetto al periodo pre-coronavirus, tra impegni di cimeli, gioielli di famiglia e addirittura numerose fedi nuziali in cambio di denaro.

Maggior affluenza di pubblico anche presso gli sportelli della Caritas Diocesana: i volontari fanno sapere che tra la platea di coloro che, prima del coronavirus, si rivolgevano ai centri d’ascolto, ci sono state nuove persone o famiglie che, ormai da anni, non ne avevano più avuto bisogno, tanto che si calcola che l’afflusso alle mense, rispetto al periodo pre-epidemia, sia raddoppiato. In crescita del +30/40% anche le richieste di sussidio per acquisto di beni di primaria necessità, quali farmaci e cibo.

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