Regione Marche, il presidente Luca Ceriscioli ha annunciato l’avvio ufficiale della sperimentazione della terapia al plasma, con il parere favorevole del Comitato etico, nonostante gli “allarmi inutili” (così definiti da Ceriscioli) dei giorni scorsi.
Il Comitato Etico ha comunicato il proprio parere favorevole, all’unanimità, per la sperimentazione della terapia al plasma. “Nessuno stop dunque. I fatti dimostrano la verità fino in fondo.
È stato creato un allarme inutile, generando convincimenti e preoccupazioni infondate per i cittadini e, soprattutto, approfittando della fragilità delle persone malate.
Come sempre forniremo una informazione trasparente e puntuale, anche su questo tema, coinvolgendo gli esperti e i tecnici, con lo stile che proprio in questi giorni ci ha portato anche il riconoscimento del Sole24Ore Infodata, che ci pone tra le Regioni che stanno comunicando l’emergenza in modo completo, trasparente e puntuale, con i dati e con i fatti”, afferma il presidente Luca Ceriscioli.
Regione Marche, l’avvio della sperimentazione al plasma
Stamattina il presidente Ceriscioli, durante una conferenza stampa, ha dato alcuni chiarimenti riguardo le sperimentazioni delle terapie al plasma per la cura del Covid-19, che partono ufficialmente anche nella Regione Marche.
Lucia Di Furia, responsabile del Servizio Sanità regionale, ha annunciato l’ufficiale partecipazione della Regione Marche ad uno studio multicentrico sulla sperimentazione del plasma ad uso terapeutico, avente come capofila la Regione Toscana, fiduciosa che questo studio potrà dare “grandi risposte assistenziali e terapeutiche”.
Massimiliano Marinelli, rappresentante del Comitato Etico regionale, ha fornito alcuni chiarimenti riguardo le vicende dei giorni scorsi, che volevano la Regione Marche esclusa da questo tipo di sperimentazione: “Come Comitato Etico abbiamo svolto il nostro compito: di fronte ad una sperimentazione clinica abbiamo il dovere di tutelare diritti del paziente e garantire la salvaguardia della salute, oltre ad assicurarci della scientificità degli studi effettuati. Siamo soddisfatti dei risultati: dopo alcuni chiarimenti, il protocollo sanitario marchigiano ne è uscito migliorato”.
A sottolineare l’importanza del lavoro del Comitato Etico è il direttore del Dipartimento interaziendale regionale di medicina trasfusionale Daniela Spadini, contenta della messa a punto delle piccole irregolarità precedentemente presenti nel protocollo. La stessa Spadini ha posto l’accento su un fattore che sarà fondamentale per la terapia al plasma, cioè quello delle donazioni: “E’ normale che durante un evento catastrofico, come la pandemia in corso, l’emotività della popolazione porti ad importanti slanci solidaristici, ricordando però che le donazioni stesse sono un momento delicato, importante da gestire e governare al meglio, per tutelare la salute del donatore e del paziente”.
Interviene sulla questione, poi, il direttore della Cinica universitaria di Malattie infettive di Ancona Andrea Giacometti: “Il protocollo aveva alcuni punti da migliorare, ed è stato fatto in qualche giorno. Ora è inattaccabile. Il momento che stiamo vivendo attualmente è relativamente calmo, diversi reparti Covid si stanno liberando, tuttavia ricordiamo che esiste una possibilità che il virus diventi endemico, per cui anche se si scoprirà un vaccino il plasma continuerà a servire. Nelle Marche abbiamo sperimentato diversi farmaci, e nessuno ha dato esiti sicuramente positivi. Ora dal plasma possiamo attendere migliori risultati”.
Terapie al plasma, come funziona e chi può donare
I donatori, come annunciato nella conferenza stampa, saranno divisi in due categorie: quelli abituali, che potranno seguire un percorso agevolato, e quelli non abituali, perciò non arruolati in protocolli di donazione preesistenti, da sottoporre dunque ad indagini preliminari, accertandosi della loro disponibilità clinica alla donazione e dell’assenza di malattie trasmissibili.
Occorrerà, poi, per entrambi, verificare che gli anticorpi prodotti siano sufficienti, e solo allora usare il plasma a scopo terapeutico. Entrambe le categorie di donatori dovranno aver superato la malattia, dimostrandolo con un tampone negativo.
I poli di reclutamento regionali saranno tre: per il nord l’ospedale di Pesaro, per il centro il Torrette di Ancona e per il sud l’ospedale di Fermo. Il candidato donatore, in alternativa, potrà recarsi anche in uno dei 12 servizi trasfusionali regionali, che lo guideranno nel pre-arruolamento; se abituale donarore, il soggetto potrà anche appoggiarsi all’Avis provinciale o comunale. Come da normativa, il donatore dovrà avere tra i 18 e i 60 anni di età.
Il plasma verrà utilizzato su campioni positivi in fase precoce di infezione, diagnosticata da massimo 10 giorni. La strumentazione di cui si stanno dotando i vari centri consiste in macchina trasfusionali per plasmagenesi con separatori cellulari ad unico accesso; questi macchinari prelevano tra i 200 e i 250 cl di sangue per un numero X di volte, trattenendo il plasma e rimettendo i globuli rossi in circolo nell’organismo del donatore.
Dopo la donazione, come da prassi le unità prelevate verranno sottoposte a test, per accertarsi del loro stato biologico e dell’assenza di malattie, come sifilide, epatite, Hiv; saranno necessari anche test aggiuntivi per malattie come epatite A od E, essendo il plasma prelevato a scopo clinico. Il plasma potrà essere conservato per circa un anno.
Ad oggi non è possibile stabilire il numero di pazienti che parteciperà alla sperimentazione, che sarà aperta anche agli ospiti delle strutture sanitarie private, così come non è possibile stabilire quale sarà quello dei donatori, essendo da oggi ufficiale la notizia. L’attività di raccolta inizierà dalla prossima settimana, anche se Daniela Spadini rileva che già “si sono mostrate diverse espressioni di intenti”.
Terapie al plasma, l’opinione di Ceriscioli
Il presidente della Regione si dichiara soddisfatto del percorso tecnico e scientifico affrontato nelle Marche, dichiarando che tutti hanno svolto in modo rigoroso il proprio compito: “Durante il Coronavirus, abbiamo lavorato dal primo giorno con massima trasparenza e chiarezza, senza nascondere nulla e combattendo le notizie false. I marchigiani possono stare tranquilli: l’atteggiamento della Regione è sempre stato uno solo, e ci si è sempre aperti a qualsiasi opportunità per poi metterla a disposizione del sistema sanitario. All’inizio eravamo una delle regioni con dato epidemiologico più pesante, abbiamo dimostrato con un netto miglioramento che una sana informazione paga, senza sminuire o enfatizzare le situazioni”.
Da ultimo, riportiamo l’appello dell’Avis regionale: “al di là del Covid ci sono pazienti che hanno bisogno di unità trasfusionali, di sangue, di piastrine, di emoderivati. Non sospendiamo, quindi, le donazioni ordinarie“.