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Coronavirus, il Vescovo di Ascoli, Monsignor Giovanni d’Ercole dopo le decisioni contenute nel nuovo DPCM del Presidente del Consiglio, aveva pronunciato parole forti contro le decisioni prese dal Governo: “Trovo sbagliato sostenere che la chiesa è un luogo del contagio. Lasciateci decidere, lasciate che i nostri sacerdoti siano responsabilizzati fino in fondo con il massimo della collaborazione. Il culto è una libertà che non può essere bloccata in nessun modo, il diritto alla libertà religiosa e al culto è qualcosa di fondamentale  e garantito dalla nostra costituzione”.

Ora, invita a trasformare le polemiche in incontro e ad unire gli sforzi per uscire dalla pandemia: “Quello che ho detto resta detto e non intendo certo avviare una giustificazione d’ufficio. Come si suole dire: c’ho messo la faccia e ne accetto tutte le conseguenze”, ha dichiarato il Vescovo di Ascoli, proseguendo: “Ringrazio il dr. Canzian per aver voluto inviarmi una lettera aperta, che ovviamente attende una risposta. Non so se il dr. Canzian è lo stesso (dermatologo) che diversi anni fa ebbe a curarmi e del quale conservo un ottimo e grato ricordo per cui, se è lui, mi farebbe piacere incontrarlo di persona. Il sig. Angelo Procaccini si firma consigliere del PD che, come tutti sanno, è uno dei partiti che a livello nazionale ha appoggiato fin dal primo momento la presa di posizione di tutti noi vescovi, evidentemente ognuno di noi con il proprio stile. Grazie quindi a entrambi per i loro interventi dei quali prendo buona nota e accetto volentieri! Mi permetto però chiedere al dr. Canzian, visto che attende una risposta, di incontrarci perché sarebbe bene trasformare uno scontro in un incontro utile per la nostra Ascoli, diocesi”.

Coronavirus, D’Ercole: non voglio giustificarmi ma ora bisogna unire le forze

Antonio Canzian in una lettera aperta rivolta al vescovo si era dichiarato “interdetto ed esterrefatto non solo per l’arroganza, la protervia che trasudava, ma soprattutto per la superficialità delle considerazioni espresse” e aveva ricordato a D’Ercole che, “come tutti noi, è soggetto alla legge dello Stato“. La lettera si era chiusa con un interrogativo – “Le chiedo, cosa c’entra la libertà di culto, la libertà religiosa con il problema epocale che stiamo affrontando tanto da rivolgersi con sufficienza a quello che Lei chiama Comitato Scientifico, costituito peraltro da personalità indiscusse, con argomentazioni che neanche nel 1630 venivano più usate? – e una considerazione: “Signor Vescovo, riguardi l’immagine sconvolgente ed emozionante di una Papa che, solo, nella sterminata piazza S. Pietro con passo lento, ma fermo, si avvia verso l’altare e, solo, si rivolge all’umanità intera. Riguardi l’immagine di un Presidente della Repubblica che, solo, con passo lento, ma fermo, si avvia, solo, verso l’Altare della Patria. Forse queste immagini le daranno, più di ogni altra, la misura della realtà che ci troviamo ad affrontare e che richiede anzitutto responsabilità, linguaggio misurato e grande coesione”.

In risposta, D’Ercole dichiara: “Ritengo che il dialogo sia sempre uno strumento utile e talora doveroso. Affido per questo a don Giampiero Cinelli, responsabile diocesano dei media, il compito di chiedere al dr. Canzian se gentilmente accetta questo mio invito e di decidere come e dove fare quest’incontro in cui chiarire e mettere in luce insieme i problemi che sono stati suscitati al servizio dell’intera comunità. Stiamo in una fase difficile e non è bene dividersi; occorre al contrario unire gli sforzi per uscire da questa pandemia che, oltre agli aspetti sanitari, presenta non pochi risvolti personali, umani, sociali, economici e spirituali di grande importanza e difficoltà”.

Coronavirus e Fase 2, cosa aveva detto D’Ercole sul decreto

“Quando ho sentito che le messe ancora non potranno essere celebrate è stata una doccia fredda per me”.Inizia così l’intervento di Monsignor Giovanni d’Ercole,  in cui esprime la sua opinione in merito alle disposizioni contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio per quanto riguarda l’organizzazione della Fase 2, continuando nel dire che “Conte aveva parlato di un’intesa cordiale, ma questa intesa non c’è!”.

Il Presidente, durante la conferenza stampa di ieri sera, ha precisato che tra le novità, che entreranno in vigore dal 4 Maggio, ci sarà la possibilità di svolgere le cerimonie funebri con al massimo quindici persone presenti, senza fare nessun riferimento o comunicazione, per quanto riguarda  la celebrazione delle messe.

“Mi rivolgo al Comitato Scientifico e sostengo che la chiesa non è un luogo di contagio ed è sbagliato far passare questo messaggio. Tutti i i nostri sacerdoti sono responsabili, non agiscono in modo sconsiderato; anche all’inizio avevano già messo in atto le misure precauzionali. Vorrei tranquillizzare tutti e vorrei dire che in questo momento noi abbiamo bisogno di rientrare in chiesa e di celebrare l’eucarestia, ce lo chiede la gente che non ce la fa più a stare dentro casa. Ci sono delle turbe psicologiche in alcune persone e noi le possiamo aiutare, tramite la preghiera e la celebrazione eucaristica, adottando tutte le misure di sicurezza”.

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