Ascoli Calcio: sul tema Coronavirus interviene il responsabile sanitario bianconero Enrico Ligabue. Riportiamo le sue dichiarazioni pubblicate sul sito della squadra bianconera.
Ascoli Calcio, parla il responsabile sanitario Ligabue
“Sto lavorando in un ambulatorio Covid a Correggio la mia città – esordisce Ligabue -. Sono stati negli ultimi due giorni altri 14 morti a Reggio Emilia, qui il numero dei contagiati sta diminuendo, ma è sempre abbastanza elevato, noi medici di base abbiamo i turni ogni tre giorni.
Se è attuabile per la Serie B il protocollo inviati ai ministri di Salute e Sport? E’ un percorso che non so quanto sia attuabile in una società di Serie B, ho parlato con Castellacci, Presidente dell’ “Associazione Medici del calcio” e anche lui ha evidenziato criticità in questo percorso, stasera parlerà di questo alla ‘Domenica Sportiva’ – afferma il responsabile sanitario bianconero -. Il percorso presenta delle criticità per tanti e quindi anche per l’Ascoli, ci sono da fare i tamponi, i test sierologici ogni quattro giorni e tante altre procedute da seguire. Parliamo di test che riguardano il gruppo squadra, circa 50-60 persone. Senza considerare la sanificazione, che va fatta costantemente negli alberghi e nel centro sportivo, più l’adozione di tutte le precauzioni come mascherine, guanti, camici. I medici e i fisioterapisti dovranno lavorare ciascuno in stanze separate e curare un calciatore per volta. Noi abbiamo un centro sportivo adeguato, ma il protocollo prevede che il gruppo squadra dorma in un hotel, in camere singole, senza contatti con camerieri, con pranzo e cena a buffet.
Possibilità di ripresa dell’attività sportiva? Niente facili entusiasmi, ma atteggiamenti improntati alla prudenza e alla coscienza medica. La ripresa dell’attività sportiva non potrà prescindere dalle indicazioni del Ministero della Salute. Credo che, in considerazione dell’elevato grado di contagio del virus e del carattere nazionale che ha il calcio, sarebbe inopportuno delegare alle società sportive l’adozione delle misure preventive”.
Ligabue risponde anche alla delicata questione su come dovrebbero agire i club se dovesse verificarsi un caso di positività all’interno del gruppo squadra. “La persona positiva va messa in quarantena e tutti quelli che sono stati a contatto con lei fanno i tamponi e, in caso di altre positività, altre persone vanno messe in quarantena finendo così per bloccare tutto un ingranaggio che magari fino a quel momento stava funzionando. E in caso di positività nel maxi ritiro previsto dal protocollo, esiste un discorso di responsabilità per i club? Sì, sia i medici – all’Ascoli oltre a me c’è Serafino Salvi – che i vertici societari sono passibili di responsabilità, anche penale. E questo aspetto frena molti miei colleghi. Noi medici sportivi proprio domani abbiamo una riunione, in cui parleremo anche di questo. Ci confrontiamo spesso in chat e la maggior parte dei miei colleghi ha molte perplessità nell’effettuare il percorso che ci è stato indicato. Forse in Serie A è applicabile.
“I costi per test sierologici e tamponi? Solo i test sierologici hanno un costo di 30-35 €, se poi consideriamo anche i tamponi, il costo totale a persona è di 150 €. Questi test vanno svolti ogni quattro giorni a tutto il gruppo squadra”.
Se riprenderei gli allenamenti adesso? No e questo è il pensiero di quasi tutti i medici della B – conclude il responsabile sanitario del Picchio Enrico Ligabue -. Potremmo riprendere in altri momenti, ma non adesso. La condizione per riprendere è che ci preservino da eventuali patologie che potrebbero insorgere in futuro”.
Foto presa dal sito dell’Ascoli Calcio