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Coronavirus, uno dei settori che sta risentendo (e risentirà) maggiormente della crisi economica e occupazionale è sicuramente quello turistico, che fa da motore anche ad altri comparti dell’economia nostrana.

Il turismo è un settore trasversale, che comporta ricadute immediate anche in altri comparti oltre a trasporti, agenzie di viaggio e ricettività, tra cui quello culturale e quello commerciale in generale. Il Touring Club ha calcolato che per 100 euro spesi da turisti italiani e stranieri in Italia, un terzo è destinato alla ricettività, 13 euro vanno alla ristorazione, 12 al commercio, 7 al trasporto aereo interno, circa 6 ad altri mezzi di trasporto, 4 a tour operator e agenzie di viaggio, più di 3 a servizi culturali, sportivi e ricreativi e 20, infine, ad altri servizi. L’impatto del turismo, dunque, si estende a tanti settori dell’economia italiana che, di riflesso, risentiranno pesantemente della crisi, senza contare la quota di sommerso: una stima del Centro Studi del Touring Club Italiano ha rilevato che l’offerta reale di posti letto in città turistiche come Roma o Venezia è superiore del 25% rispetto a quella ufficiale, a Milano e Firenze maggiore del 50% e a Napoli addirittura del 90%.

Sicuramente più la ripresa sarà veloce meno imprese rischieranno il fallimento.

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Coronavirus e turismo, quali sono le tendenze

In Italia, nel 2018, nelle strutture ricettive sono stati registrati 429 milioni di pernotti. Mentre il turismo degli italiani in Italia, negli ultimi anni, ha risentito della crisi, quello cosiddetto incoming (degli esteri verso l’Italia) nell’ultimo decennio è cresciuto costantemente, tanto che le presenze straniere dal 2017 rappresentano circa il 50% delle presenze totali. I turisti che viaggiano in Italia sono per la maggior parte di provenienza europea (79% dei pernotti); i più assidui frequentatori del Bel Paese sono i tedeschi, con il 27% circa del totale delle presenze straniere, più di Stati Uniti, Francia, Inghilterra e Paesi Bassi messi assieme. Nel 2019 si è stimato che i flussi di denaro esteri si aggirassero intorno ai 45 miliardi, più della metà mossi nelle regioni del Nord Italia, quelle maggiormente colpite dal virus. Il periodo più favorevole per il turismo italiano è quello estivo, da giugno ad agosto, in cui è concentrata quasi la metà delle presenze totali annue; tuttavia, molti stranieri iniziano a frequentare la Penisola già da maggio, mese entro il quale sicuramente non sarà possibile tornare alla normalità.

Per quel che riguarda il settore dei trasporti aerei, il traffico nei mesi di quarantena è calato, come era prevedibile, del 93%. Anche le crociere risentiranno grandemente della crisi. Nel Mediteranneo, infatti, i porti italiani giocano un ruolo fondamentale: tra i 20 più frequentati, ben 8 sono italiani (Civitavecchia, Venezia, Napoli, Genova, Savona, Livorno, Palermo e Bari); Civitavecchia, in particolare, con 2,4 milioni di passeggeri annui, è il secondo porto mediterraneo dopo Barcellona.

Uno studio dell’agenzia di informazioni Cerved ha simulato due scenari possibili: nel primo, l’emergenza dura fino a maggio e trascorrono due mesi prima di tornare alla normalità; nel secondo, l’emergenza si protrae fino a dicembre e trascorrono sei mesi prima che la situazioni migliori significativamente. In questi due scenari, il settore turistico perde il 30/35% degli introiti o, peggio, il 60/70% nel secondo caso.

Coronavirus e turismo, cosa cambierà

Il cambio e la crisi che il coronavirus sta determinando nel settore turistico, tuttavia, non sarà solo economico, ma anche sociale e culturale: il virus ci obbligherà a ripensare il nostro modo di viaggiare, di spostarci e di relazionarci con gli altri e con il mondo.

Sicuramente, a ripartire prima saranno le zone a basso rischio di contagio e con sistemi sanitari migliori, pronti a rispondere tempestivamente allo scoppio di recrudescenze, e i turisti italiani, almeno in un primo momento, dovranno abituarsi a spostarsi nel loro Paese, magari in località meno gettonate e affollate, privilegiando il turismo lento e all’aria aperta.

Si pensa che i viaggi di coppia o di famiglia ripartiranno con maggiore velocità rispetto a quelli di gruppo, specie all’inizio, quando sarà necessario mantenere rigorose forme di distanziamento sociale; nell’immediato, nell’estate 2020, il turismo sarà probabilmente più povero e le vacanze brevi, a causa della crisi economica e della necessità di lavorare per recuperare il tempo perduto in questi mesi di stallo.

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